POLA – Il 2007 è stato un anno di grandi impegni per l'Unione Italiana. Il 2008 si annuncia pure ricco di prospettive. La fine dell'anno è il momento giusto per fare il punto della situazione sullo stato di salute della comunità nazionale italiana e sullo "stato dell'Unione". Naturalmente l'interlocutore per eccellenza quando si tratta di mettere a fuoco le questioni politiche riguardanti la minoranza è il presidente dell'UI e deputato al seggio specifico della CNI al Sabor Furio Radin. Rieletto al Parlamento di Zagabria a stragrande maggioranza dai connazionali, alle elezioni politiche del 25 novembre scorso, Furio Radin, alla pari degli altri deputati delle etnie, è impegnato attualmente nei negoziati con il presidente incaricato Ivo Sanader e con l'Accadizeta per giungere a un accordo di coalizione. Molto di quanto si potrà fare nel 2008, ovviamente, dipende dal fatto se le minoranze e fra esse la CNI giungeranno o meno a un accordo di Governo con il presidente incaricato. Comunque, a prescindere dall'intesa di programma a Zagabria, sono tante le tematiche che riguardano la comunità nazionale italiana, alcune delle quali non sono riconducibili soltanto a fattori esterni, ma toccano da vicino la capacità dell'etnia di essere davvero comunità. E su questo punto l'on. Furio Radin è estremamente chiaro.
È passato più un anno da quando lei è stato nominato presidente dell'Unione Italiana. Come valuta questo inizio di mandato?
L'inizio di questo di mandato è stato molto promettente. Abbiamo riottenuto la proprietà degli immobili acquistati con i fondi del Governo italiano. Inoltre, il presidente del Consiglio Romano Prodi ci ha promesso una normativa “permanente”, una legge quadro che ci permetterà di guardare al futuro con maggiore fiducia, e speriamo venga approvata in tempi brevi. I finanziamenti da Roma ci sono, quelli da Zagabria pure, con una tendenza ad aumentare. Lubiana continua a fare la sua parte, e sono convinto che con queste basi la nostra comunità continuerà a tenere. I problemi naturalmente ci sono, ma vanno cercati in altri contesti sociali.
Va perdendosi il senso di comunità
Quali contesti specifici?
Credo vada perdendosi lo stesso senso di comunità, e qui dovremo fare un discorso molto serio, che parte dalla nostra piccola società civile per arrivare alle modalità del vivere insieme. Dovremo anche capire che cosa voleva dire realmente un tempo la fratellanza e oggi la convivenza, e ragionare sui modi di vita in comune, dato che se tutto funziona sulla carta, nella realtà le sedi delle nostre Comunità sono vuote, nelle nostre scuole i giovani parlano sempre meno l’italiano, i nostri consiglieri comunali e regionali nelle sedute parlano in croato o in sloveno, nella vita sociale, in ufficio, nelle fabbriche, soprattutto nei centri più grandi, l’italiano si sente a malapena, e, di conseguenza, la stragrande maggioranza della nostra gente si trova spaesata, non fa vita sociale e si rifugia nel privato. Dovremo rivedere la nostra stessa struttura, il nostro funzionamento, allontanarci da una concezione burocratica dell’amministrazione della comunità, ed entrare in una logica incentrata sulla persona, in una dimensione più umana, per la quale i soldi non sono tutto, o almeno non bastano per mantenere viva l'identità nazionale.
Importante il doppio voto
Un giudizio sulle elezioni per il seggio specifico e l'affluenza alle urne…
Più del 40 per cento degli italiani andati alle urne ha scelto il seggio specifico italiano, il che significa che ha rinunciato a votare politicamente per affermare la propria italianità. Questo è un risultato importante, che ci mette molto al di sopra della maggior parte delle altre minoranze, ma con una tendenza al ribasso, comprensibile in situazioni politiche tutto sommato stabili, accentuato dall’aumentare dei matrimoni etnicamente misti nella nostra comunità, ed esasperato dal sistema elettorale proporzionale puro. Per questo diamo tanta importanza al cosiddetto doppio voto, senza il quale il seggio parlamentare perderà la propria forza.
L'Istria non ha avuto altri candidati, eccetto lei, per il seggio specifico della CNI alle elezioni del 25 novembre: qualcuno considera questo fatto sintomo della difficoltà di avviare una dialettica interna nella comunità nazionale italiana e della scarsa propensione a profilare politicamente l'etnia…
Sì, a parte me i candidati erano fiumani, ma si è trattato di un caso. Peraltro, trovandomi coinvolto, provo difficoltà a commentare questo fenomeno, e lascio questo arduo compito, come dicevano i nostri vecchi, a chi è “più studiato” di me.
L'opposizione al bilinguismo non diminuirà specie a Fiume
Il bilinguismo è il punto cardine del suo programma. Lei propone forme di bilinguismo anche nei comuni non a statuto bilingue sul territorio d’insediamento storico della CNI?
Credo molto nella necessità di aumentare il livello di bilinguismo a Fiume e nel Quarnero, oltre che in Istria anche se sono cosciente delle tante difficoltà, manifeste sia a livello locale che nazionale. Lo sportello italiano in Questura voleva essere un inizio, dopo tanti anni, di riequilibrio linguistico moderato, ma già allora le reazioni del sindaco Vojko Obersnel sono state estremamente dure. Sono convinto che l’opposizione al bilinguismo non diminuirà, anche in Istria, per problemi legati ai rapporti tra Italia, Croazia e Slovenia ma anche perché i nazionalismi continuano ad esistere, in tutti e tre i Paesi, e noi, tradizionalmente, ne facciamo le spese.
Continuiamo a sostenere i Consigli delle etnie
Quest'anno si sono svolte le elezioni per il rinnovo dei Consigli delle etnie: l'impressione è che questi organismi consultivi nel caso della comunità nazionale italiana stentino a decollare in quanto a incisività e propositività…
I Consigli delle etnie, com’è noto, non sono prioritari per una comunità che, come la nostra, può vantare un sistema organizzativo parallelo più antico e tradizionalmente forte, quello delle nostre Comunità ed istituzioni coordinato dall’Unione Italiana. In ogni caso, continuiamo a sostenere i Consigli, anzi, uno dei punti dell’accordo comune delle minoranze con il presidente incaricato Ivo Sanader tratta proprio del rafforzamento, anche finanziario, di questi organi.
Cittadinanza, servono più strutture
Sono ancora tanti i connazionali in fila per ottenere il passaporto italiano. Come giudica la situazione specie per quanto concerne le pratiche al Consolato generale d'Italia a Fiume?
Il console generale a Fiume, Fulvio Rustico, è un grande amico della nostra comunità, e ce la sta mettendo veramente tutta per fare avere le cittadinanze in tempi brevi, ma nella realtà manca il personale necessario per smaltire le pratiche con una dinamica adeguata. La cittadinanza italiana, per noi, ha un alto valore emotivo, e il fatto che siamo rimasti italiani, per tanti anni lontani dall’Italia in tutti i sensi, dovrebbe indurre le autorità competenti, a Roma, a venire incontro alle nostre esigenze, velocizzando la procedura e facendo trovare a tanta brava gente italiana l’affetto che si merita nel momento in cui mette piede in consolato. Per tutto questo, occorrono più strutture e, agli sportelli, più gentilezza.
Pure in Slovenia l'Unione fondamentale
Se consideriamo la dimensione politica dell'Unione Italiana rispetto ad alcuni anni fa o al passato decennio si è riusciti a rafforzarla oppure si scontano ancora difficoltà e ostacoli?
L’Unione Italiana, pur essendo un’associazione di cittadini, ha una valenza politica importantissima, che ha saputo mantenere rimanendo unica interprete dei nostri diritti, soprattutto a Roma e Zagabria, dove siamo interlocutori a tutti i livelli. Alla Slovenia, l’Unione Italiana va un po’ scomoda, ma se sapremo mantenere la nostra unità, alla fine, anche Lubiana dovrà riconoscere la nostra rappresentatività. In questo momento, però, la forza dell’Unione Italiana in Slovenia è scarsa, dobbiamo esserne coscienti e parlarne, soprattutto perché ne va della sopravvivenza di una parte importante della nostra comunità. Senza l’Unione Italiana, i connazionali in Slovenia finirebbero per assimilarsi in tempi brevissimi, e questo dovrebbe indurre a riflettere quelle persone che, in un modo o nell’altro, auspicano l’indebolimento della nostra organizzazione.
Solidarietà con la maggioranza
Quali le prossime sfide per l'Unione Italiana per quanto concerne la tutela e lo sviluppo dei diritti della CNI?
Fondamentalmente, le sfide sono quelle tipiche dei piccoli gruppi, vulnerabili e soggetti a deterioramento demografico e ad assimilazione se lasciati a se stessi. In più, il nostro è un gruppo molto a rischio in quanto anziano e con una tendenza marcata ai matrimoni etnicamente misti. È un miracolo se siamo diminuiti tanto poco negli ultimi quarant’anni, un fenomeno dovuto alla forza della nostra cultura, che coinvolge in Istria e parzialmente a Fiume, molti appartenenti alla nazione di maggioranza. Il mantenimento di questa solidarietà con la maggioranza, rappresenta il comune denominatore di tutte le nostre sfide. Tutta la nostra politica crollerebbe se venisse a mancare questo rispetto reciproco, i nostri diritti diverrebbero inutili e la nostra presenza folcloristica, al pari, purtroppo, di quella di molte altre minoranze in Croazia.
Vedremo di integrare Cattaro nell'UI
Vi sono altre località dove lei vorrebbe vedere l'apertura di nuove Comunità degli Italiani?
Ha creato un po’ di scalpore l’istituzione della nuova Comunità di Zagabria, voluta fortemente non soltanto dalla diplomazia italiana ma soprattutto dai tanti istriani, dalmati e italiani della Slavonia che vivono a Zagabria. Avreste dovuto vedere la partecipazione, l’orgoglio di questi connazionali per capire quanto sia presente l’identità italiana a Zagabria. Mi dicono che a Cattaro viva un consistente gruppo di connazionali, e che molta gente, nel litorale montenegrino, parli il nostro dialetto. Andremo a trovarli per instaurare una collaborazione e vagliare la possibilità di integrarli nell’Unione Italiana, qualora ne esistessero le condizioni.
Se avremo il vento in poppa…
È iniziata a livello nazionale croato la nuova legislatura: cosa vorrebbe veder realizzato nel prossimo quadriennio?
Mi permetta di riformulare la domanda, dato che quello che io vorrei fosse realizzato non corrisponde assolutamente alle reali possibilità che ci offre il prossimo quadriennio, e assomiglia di più agli auguri di fine anno che non ad un programma. Per quanto riguarda i progetti possibili, direi che dipendono dalla collocazione che potrò darmi rispetto al prossimo governo, attualmente ancora incerta, e da una serie di eventualità che sarebbe difficile spiegare in poco spazio, e che definirò con il termine di politiche, intendendo con esso le relazioni tra le forze politiche che formeranno il governo e tra queste e l’opposizione. Se avremo, come si dice, il vento a favore potremo risolvere parte dei problemi relativi all’uso dell’italiano nelle istituzioni dello Stato nei comuni a statuto bilingue e, in alcuni casi, negli altri in cui siamo ritenuti autoctoni. Se il vento continuerà a soffiare a poppa, consolideremo l’EDIT, aumenteremo le dotazioni per le altre istituzioni e per l’Unione Italiana, risolveremo il problema della maturità di stato e altri problemi delle scuole e, definitivamente, quello del pagamento dell’IVA croata, che per ragioni a me ignote risulterebbe importante, anche se in Slovenia questa tassa l’abbiamo sempre pagata. Se, oltre al vento, girerà anche qualche motore, allora potremo far approvare una legge elettorale con il doppio voto per gli italiani, anche se qui prevedo opposizioni ad oltranza, e non soltanto dall’HDZ.
Il regionalismo importante per i nostri diritti
Come valuta alla luce dei risultati delle elezioni politiche il futuro del regionalismo dalle nostre parti?
La Costituzione croata parla chiaramente di decentramento dei poteri politici, ma non entra nel merito. Ritengo che da qui al decentramento vero, quello fiscale, economico e legislativo, passeranno ancora molti anni, e che di regioni in questo mandato si parlerà poco. D’altro canto, il regionalismo, incluso l’autonomismo regionale, sono importanti per molte ragioni, inclusa quella dello sviluppo dei diritti della nostra etnia. In altri termini, se la segnaletica sulle strade fosse di competenza soltanto regionale, avremmo risolto da tempo il problema, se la polizia, i tribunali, l’amministrazione fossero competenza delle regioni, potremmo dedicarci a problemi ben più importanti, appunto il senso di comunità, quello di identità, di partecipazione… Credo che, a quel punto, cambierebbe qualcosa anche nella Regione Litoraneo-montana.
Come vede la situazione delle istituzioni della CNI, in particolare della Casa editrice EDIT?
L’EDIT è migliorata sensibilmente negli ultimi anni, e sembra che adesso incominci ad assestarsi anche finanziariamente. Se così fosse, prevedo un futuro sereno per la nostra Casa editrice, e quando sono tranquilli loro, lo siamo anche noi.
Tra i nodi da sciogliere anche l'asilo di Zara
Quali i compiti prioritari dell'Unione Italiana per l'anno prossimo?
Per quanto mi riguarda, il mantenimento della nostra cultura e identità, la solidarietà con gli appartenenti alle etnie di maggioranza che ci rispettano e lo sviluppo dei rapporti che la nostra comunità esodata. Entrando nello specifico, progetti e investimenti finalizzati ai due grandi segmenti a rischio della nostra comunità: i giovani e gli anziani. Progetti grossi, per intenderci, non buchi tappati qua e là, e in questo, fortunatamente, abbiamo l’appoggio del governo italiano. Per quanto riguarda i lavori in corso, penso giunta l’ora di risolvere i problemi delle Comunità di Lussino, Valle ed Abbazia, quello dell’asilo di Zara, della palestra di Pola, per nominarne soltanto alcuni tra i più antichi. Mi fermo qui, perché degli altri ha parlato con grande competenza Maurizio Tremul.
Grazie per essere rimasti italiani
Tutto, però, passa in secondo piano rispetto a quello che voglio dirvi ora: cari connazionali Istriani, Fiumana e Quarnerini, Dalmati e della Slavonia occidentale, a voi e alle vostre famiglia un 2008 di salute e serenità, ma anche di solidità economica, e un GRAZIE per essere rimasti Italiani.