Rispunta, ma stavolta mette radici, e trova pure prestigiosa casa con vista, il Museo della fotografia Alinari finito sotto processo per le note questioni della palazzina ex Meccanografico di Campo Marzio (finanziamenti incassati, opera mai portata a termine). Si chiamerà “Aim” (Alinari Image Museum) e il suo indirizzo sarà al Bastione fiorito del castello di San Giusto di Trieste. Claudio de Polo, il presidente della Alinari, ha formalizzato la proposta. Sindaco e assessori l’hanno ieri votata favorevolmente in Giunta.
Con questa operazione, che dovrà essere studiata e precisata prima della firma di una nuova convenzione, si potrebbero raggiungere in una sola mossa tre o quattro obiettivi: trovare una soluzione “stragiudiziale” alla vertenza in corso (de Polo in tribunale per i 600 mila euro ottenuti dalla Regione e finora non utilizzati allo scopo, e per la convenzione del 2005 col Comune mai onorata perché tutto il progetto era finito nell’orbita della società Globo, altrettanto a giudizio per distrazione di fondi non avendo mai completato la sede); usare il Bastione fiorito dopo la costosa ristrutturazione del castello, che di suo non è abbastanza ampio da ospitare mostre come si deve; inaugurare a Trieste il terzo museo europeo di fotografia virtuale, dunque una chicca; avere, fra tanti, un museo modernissimo e già finanziato, attraverso le cui tecnologie rendere digitalizzato e di pubblico dominio l’enorme patrimonio cartaceo di foto che i Musei civici conservano.
Inoltre, rilanciare turisticamente il polo di San Giusto, un castello un po’ spento nonostante il suo ruolo di simbolo assoluto (e l’illuminazione notturna).
Lo stesso progetto presentato da Alinari definisce tra i suoi obiettivi fondamentali «la valorizzazione dell’immagine fotografica di Trieste», della ricca fototeca storica, «costantemente incrementata da migliaia di immagini ma forse poco nota al grande pubblico» aggiunge il Comune. Se ne fanno a oggi ottime conferenze, «ma ci sono immensi tesori – afferma la direttrice dei Civici musei, Maria Masau Dan -, centinaia di migliaia di foto, che a noi interessa finalmente poter veicolare, mentre lo stesso patrimonio Alinari sarà di grandissimo interesse potendo alternare cicli di immagini sull’architettura, sulla Dalmazia, sulla storia del turismo, sui paesi “mitteleuropei”, e si tratterà di proiezioni esclusivamente multimediali, con sistemi avveniristici, insomma di mostre virtuali».
E anche, come si dice, interattive, cioè non sarà la sola “macchina” a proiettare sequenze di immagini, ma anche il visitatore potrà digitare, scegliere, “viaggiare”, interagire all’interno dello spazio reale mentre usa sistemi virtuali, partecipare a “workshop”, a mostre temporanee anche sulla comunicazione visiva, potendo accedere grazie all’alta tecnologia anche a materiali provenienti da importanti istituzioni nazionali e internazionali del settore. Questo promette la Alinari, e questo il Comune ha accettato con convinzione.
Il nuovo assessore alla Cultura, Franco Miracco, debutta dunque con un progetto in crescita («ma l’ho ereditato, ed è un’eredita a suo modo complicata», dice) di fronte a tante speranze e illusioni che crollano o non decollano per eccesso di ostacoli, non solo finanziari. «Claudio de Polo – afferma Miracco – dice che gli basta uno spazio, dovrebbe pagare anche gli adeguamenti necessari alla sede, e più adeguato del castello non ce n’è. In più sarà molto importante il rapporto che si potrà instaurare con il patrimonio di palazzo Gopcevich: ciò che conta è che il museo Alinari sarà una struttura permanente, e ci consentirà di salvare il patrimonio fotografico. Succede, e non solo a Trieste, che non si sia in grado di esporlo. A volte collezioni di grandissimo valore rischiano di solito di finire perfino all’estero».
Gabriella Ziani
“Il Piccolo” 4 aprile 2013
Il presidente di Alinari, Claudio De Polo (foto www.dagospia.com)