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L’Albero isolato di Ungaretti sul Carso, oltre 2mila visitatori – 09apr13

Sono stati oltre duemila i visitatori che nel primo fine settimana di esposizione sono saliti fino a San Martino del Carso per vedere l’Albero isolato di Ungaretti. La mostra “San Martino del Carso, il poeta e l’Albero isoalto-Memorie di pace di popoli in guerra” è partita nel migliore dei modi. Quello che di fatto è il primo grande appuntamento del progetto “Carso 2014+” permette di aprire finestre rimaste ancora chiuse sul tema della Grande guerra.

La frazione carsica di Sagrado viene ricordata quasi esclusivamente per gli scontri tragici tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico, ma, come emerge da una ricerca dell’ex sindaco Marino Visintin, la tragedia di questa piccola comunità è cominciata prima del maggio 1915, Gli abitanti di San Martino vennero coinvolti nella guerra già l’anno precedente. Secondo quanto emerge dai dati riportati nei documenti dell’Archivio di Stato, in quelli della Curia di Gorizia e in quelli del Comune di Sagrado dal maggio 1914 ai giovani del paese arrivano le chiamate per il fronte della Galizia e della Serbia.

Su poco più di 500 residenti, 90 uomini vennero chiamati o richiamati per combattere, quasi tutti inquadrati nel 97° Reggimento fanteria.

Alla fine del 1917 risulteranno morti in battaglia contro i russi o contro i serbi o in prigionia in qualche campo di concentramento non sempre noto in 13. A rivelarlo sono le note dell’allora sindaco di Sagrado, Antonio Visintin. In più di un’occasione, nei primi mesi dopo la fine della guerra, su richiesta delle autorità militari italiane interessate a conoscere la situazione degli sfollati, precisava che questo o quel cittadino non era ancora rientrato e aggiungeva: “Partito per la Galizia nel 1914, e da allora sempre senza notizie”.

Interessanti sono anche le note relative alla ricostruzione di San Martino. Antonio Visintin fa un resoconto sul “Fabbisogno di materiali mobili ed occorrenti alla ricostruzione delle case distrutte”. Precisa che delle 90 case esistenti prima del maggio 1915 non è rimasto niente (“Di queste case/non è rimasto/che qualche/brandello di muro”, scriveva Ungaretti il 27 agosto 1916 nella poesia dedicata al paese) e chiede alle autorità italiane 1 milione e mezzo di mattoni; 600mila tegole; 400 metri cubi di travi; 80mila metri quadri di vetri e 700 metri cubi di legnami oltre ad insistere e per avere «mobiglio e utensili per 90 case e materiali e attrezzi per rimettere in piedi le 4 industrie che operavano nel paese».

Sottolinea oggi Marino Visintin: «Ripeterà tali richieste in più occasioni perché voleva con tutto se stesso far rivivere il Paese e dare prima possibile una casa dignitosa ai suoi ex abitanti provati da tre anni di patimenti. A lui andrebbe dedicato un monumento».

A San Martino del Carso la mostra dell’Albero isolato rimarrà aperta tutti i fine settimana dalle 10 alle 19 fino al 2 giugno.

Stefano Bizzi
“Il Piccolo” 5 aprile 2013

 

 

 

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