In questa nona puntata sulla vita di Padre Flaminio Rocchi, l’Aposto degli Esuli, riprendiamo alcune pagine del libro ANVGD a lui dedicato nel 2007, con alcuni interventi che sviscerano il significato della sua opera. I brani sono tratti dal libro biografico “Padre Flaminio Rocchi: l’uomo, il francescano, l’esule” curato da Fabio Rocchi. Va tenuto presente che gli scritti e gli autori (con relativi incarichi ricoperti) fanno riferimento al 2003, anno della sua morte.
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All’assistenza ai profughi giuliano-dalmati, Padre Flaminio ha dedicato interamente la sua vita. Appena rientrato dal servizio militare come cappellano e fino al suo ultimo giorno è stato orientato sempre e comunque verso quel senso di responsabilità che nel corso degli anni lo ha pervaso, fino a farne un vero e proprio missionario.
Si sentiva responsabile dell’assistenza a tutte quelle centinaia di migliaia di esuli. Voleva fare migliaia di cose, e le fece. Non fece l’errore di specializzarsi in un campo, lasciando agli altri la gestione delle altre attività. Era un neresinotto.
E un neresinotto vuole fare tutto lui, da solo. E così fu.
I bisogni materiali dei primi anni, l’assistenza morale, le scuole per i più piccoli, l’assistenza spirituale, le lotte per ottenere le leggi in favore degli esuli e per spingere per la loro applicazione; tutto confluiva nel suo grande calderone nel quale rimescolava le migliaia di storie di vita con cui veniva in contatto e ogni tanto ne tirava fuori un’idea, una nuova legge, un’iniziativa.
Comincio dalla fine, ovvero da alcuni di quegli interventi post mortem che hanno spesso condensato in poche righe la sua attività di oltre mezzo secolo di vita sempre al fianco dei bisognosi. Sono solo degli stralci; spesso altri spezzoni sono riportati, a seconda dell’argomento, in altri capitoli di questo volume.
«Sin dal secondo dopoguerra padre Rocchi aveva fatto parte delle Commissioni Interministeriali istituite periodicamente presso il Ministero del Tesoro (oggi dell’Economia) per la concessione degli indennizzi. Un impegno che ha onorato con lucidità finché le forze glielo hanno permesso. Ai funzionari del Dicastero che si rallegravano di rivederlo dopo una precedente indisposizione rispose, con l’ironia che gli era consueta, che si sentiva un clandestino sulla terra. E diversi funzionari erano presenti alla cerimonia funebre nella chiesa di S.Marco Evangelista al Quartiere giuliano-dalmata di Roma. La Commissione Interministeriale per i beni abbandonati, lo ha ricordato con sincero dolore, e quasi con stupore: un personaggio quale egli è stato, con una longevità veramente invidiabile e ritenuto pressoché sempiterno. Ci piace ricordare i suoi interventi nel corso di quelle sedute, interventi forti, talvolta stizzosi com’era nel suo carattere, che non di rado si smorzavano in battute e rapide conclusioni più che diplomatiche.»
Patrizia Hansen su Difesa Adriatica
«Sorrido al seguente personale ricordo. Al termine di una manifestazione all’Unione degli Istriani, Padre Flaminio, con aria quasi compiaciuta, mi aveva detto: Io, frate, ti farò una confessione. Quando vado per ministeri a ribadire le istanze degli esuli, indosso sempre il saio francescano. Chi, anche se potente, può dire di no ad uno che porta la “divisa” del Poverello di Assisi, che incute più che mai rispetto e amore attraverso i secoli? E soprattutto che non chiede per sé ma per coloro che hanno bisogno?…»
Ranieri Ponis su Unione degli Istriani
«Rimane un vuoto dove Lui, con la sua presenza, la sua attività, la sua competenza ha rappresentato un punto di riferimento, una guida non solo per i problemi e le pratiche dei beni abbandonati, ma in particolare come assistente e guida spirituale delle maggiori organizzazioni dell’esodo, in cui Lui ha saputo dare -avendo vissuto in prima persona tutti i travagli e le sofferenze che tutti noi abbiamo patito- una valida testimonianza ed essere riferimento sicuro in ogni momento: questo per tutti noi e per il mondo che ci circonda. Lo ricordiamo come pastore di un gregge sparso nel mondo, oltre che come maggior competente per consigliare ognuno di noi nei difficili rapporti con il mondo politico e burocratico, per riaffermare i nostri diritti e trovare le migliori soluzioni possibili per i danni materiali subiti con l’esodo e che la nostra madrepatria stenta ancor oggi a riconoscere. E’ per questo che credo tutti noi Lo ricordiamo come se avesse in una mano il Santo Vangelo e nell’altra quel testo delle norme per i beni degli esuli, che Lui stesso ha scritto, con lo spirito di carità e di cristiano servizio, che Lo ha sempre mosso.»
Guido Brazzoduro su La Voce di Fiume
«Ricordo che intorno agli anni ’70, dovendo coinvolgere i vari rami del Parlamento in favore dell’approvazione di una legge per i profughi, si recò senza appuntamento dall’On. Pietro Nenni, in quel periodo Ministro dell’Industria in Via Veneto a Roma, per cercare il consenso socialista al provvedimento. Gli uscieri del ministero, vedendolo arrivare col suo saio, lo bloccarono affermando che lì non c’era posto per i religiosi. Non fece retromarcia e disse che avrebbe atteso fino all’uscita del ministro. Dopo un paio d’ore il segretario lo invitò ad andarsene perché il ministro non l’avrebbe ricevuto. Ma alle 14 il ministro, vista la sua tenacia, lo invitò nel suo ufficio e soltanto dopo le 15 ne uscirono sorridenti e a braccetto come due grandi amici. Il gruppo socialista del Parlamento votò a favore di quel provvedimento.»
Bepi Rocchi
«Solo un anno fa al raduno dei lussignani a Peschiera, aveva tuonato con la forza che lo contraddistingueva, contro un governo che non riusciva a superare i ritardi in materia di restituzione dei beni abbandonati e dei relativi indennizzi. Lo faceva a ragion veduta perché le leggi che hanno segnato cinquant’anni di storia dell’esodo sono opera di Padre Flaminio Rocchi, che ha sempre agito ai massimi livelli per far riconoscere -attraverso norme, regolamenti, decreti- alla sua gente il diritto alla casa, al lavoro, ad una dignità che colmasse il triste destino di aver dovuto abbandonare i luoghi e gli averi, la terra e gli affetti.»
dal quotidiano Il Piccolo di Trieste
«Padre Flaminio Rocchi ha dedicato gran parte della sua vita per venire incontro ai disagi morali e materiali degli esuli. Era riuscito ad avere dal Ministero del Tesoro una sua stanza, dalla quale pungolava i funzionari di ogni ordine e grado. Risolveva le annose pratiche dei beni abbandonati per tutti gli esuli, ma soprattutto per quelli che attendevano gli indennizzi in tarda età ed in salute malferma, per alleviare ristrettezze e condizioni economiche spesso disastrose.»
dal periodico Il Dalmata
«L’opera di Padre Rocchi è stata unica: energico e tenace, non ha mai desistito dall’impegno nel proseguire una battaglia in difesa di tutti coloro che, nei territori istriani, avevano perduto case, beni, affetti, affinché li trovassero di diritto negli altri luoghi che avevano scelto per vivere; indefessamente altresì ha proseguito nel suo discorso sulla questione dei beni abbandonati. Padre Rocchi, con quella tempra forte e decisa, a volte intransigente, ma sempre positiva e costruttiva, lascia un grande vuoto, soprattutto per la grande sensibilità che ha sempre dimostrato verso i profughi, il loro mondo e i loro diritti, cui ha dedicato studi, ricerche e diversi volumi.»
Aldo Raimondi, Presidente dell’Università Popolare di Trieste
«Principalmente a Lui si devono oltre cento provvedimenti legislativi, che in misura determinante hanno aiutato tanti Esuli a rifarsi una vita. Preparare la bozza, ricercare il deputato o il senatore per la presentazione al Parlamento, illustrare il provvedimento sui giornali e, dopo l’approvazione, sollecitare e seguire la sua pratica applicazione lottando contro la lentezza cronica della burocrazia. Cinquantasei anni di intensa attività, finita ora a pochi giorni dal compimento del 90° compleanno.»
Giuseppe Favrini sul periodico Lussino
«La nostra Associazione ne ricorda l’attività intensa a favore dei profughi, la collaborazione che ha saputo mantenere con le altre Associazioni e l’impegno che lo ha contraddistinto nel sostenere la nostra causa. Ha saputo collaborare con tante personalità diverse succedutesi nei governi, mantenendo sempre una posizione da cui sapeva collaborare o sollevare critiche, avendo avanti a sé l’interesse della gente.»
dal periodico La Nuova Voce Giuliana
«Il Comitato Direttivo dell’ANVGD di Verona non può non ricordare l’inesauribile attività svolta, sin dai primi anni del dopoguerra, a favore degli esuli, sia dal punto di vista materiale, sia per l’importante produzione normativa che, grazie alla Sua ostinazione, alla Sua preparazione ed intelligenza, è riuscito a far approvare dai diversi Governi che si sono nel tempo succeduti. Nell’ultimo lavoro L’Istria dell’esodo è contenuto il testamento dell’impegno profuso da Padre Flaminio a favore della nostra Causa e della straordinaria conoscenza di tutti i delicatissimi risvolti, anche di carattere legale, che hanno riguardato la materia relativa al pagamento degli indennizzi, all’assegnazione degli alloggi ed all’attività svolta dall’Opera profughi. Da oggi siamo tutti più soli, nel senso che non potremo più godere dell’aiuto e dell’appoggio di chi, sino alla fine, si è battuto per una maggiore Giustizia a nostro favore.»
Gian Paolo Sardos Albertini, con il Comitato ANVGD di Verona
«Io non ho l’onore di aver fatto la conoscenza personale di Padre Flaminio, ma ho avuto il privilegio di conoscere la sua benevolenza, nonostante io sia nata e viva oltreoceano a New York, lontano dalla nostra Madre Patria e dalla terra dei miei avi istriani. Quando avevo bisogno di un consiglio rispetto ai beni del mio nonno, confiscati dallo stato jugoslavo, Padre Rocchi non ha esitato a dedicarvisi con tutta la sua energia ed intelletto. Questa sua spontanea dedizione ha riesumato in me forti sentimenti, proprio come figlia di una esule polesana.»
Louise Belulovich, New York
«Grazie per quanto hai fatto per gli esuli e per noi MULI del TOMMASEO, in particolare l’apertura del Collegio a Brindisi da Te voluta e realizzata nel 1946. Da poco era finita la Seconda Guerra Mondiale: la magnifica struttura, che dal 1943 aveva ospitato l’Accademia Navale ed Aeronautica, si stava rendendo disponibile per il loro ritorno alle sedi naturali di Livorno e Caserta, e Tu, con alcuni altri, per questo motivo nostri grandi benefattori, ottenesti che noi giovani esuli vi fossimo accolti per completare gli studi intrapresi. Ciò consentì a tanti di noi di conseguire quel diploma, quella maturità, quel pezzo di carta indispensabile per entrare nel mondo del lavoro e formarci una famiglia. Alla nostra gratitudine si aggiunge, perciò, quella dei nostri familiari che dalle Tue opere hanno tratto innumerevoli benefici. Vogliamo ricordarTi come si ricorda un padre che tanto ha fatto per i Suoi figli, come uno di noi, Socio Benemerito della nostra Unione ed immaginarTi lassù a continuare a preoccuparti per il bene dei Tuoi fratelli esuli.»
I Muli del “Tommaseo” su La Zanzara
Prima puntata: biografia sintetica http://www.anvgd.it/notizie/14901-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-1-12mar13.html
Seconda puntata: vita da cappellano militare http://www.anvgd.it/notizie/14913-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-2-14mar13.html
Terza puntata: l’esperienza di cappellano militare in Corsica http://www.anvgd.it/notizie/14945-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-3-19mar13.html
Quarta puntata: i ricordi della sua Neresine http://www.anvgd.it/notizie/14961-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-4-22mar13.html
Quinta puntata: l’impegno nell’ANVGD http://www.anvgd.it/notizie/14987-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-5-26mar13.html
Sesta puntanta: le Foibe http://www.anvgd.it/notizie/15014-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-6-02apr13.html
Settima puntana: l’Esodo giuliano-dalmata http://www.anvgd.it/notizie/15034-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-7-04apr13.html
Ottava puntata: Trattato di Osimo e rapporti con la ex Jugoslavia http://www.anvgd.it/notizie/15055-2013-lanno-di-padre-flaminio-rocchi-8-09apr13.html