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Addio Missoni, si spengono i colori di una vita strabiliante (Voce del Popolo 10mag13)

Lo ricorderemo sicuramente con la grande simpatia di cui ci ha omaggiato nel corso della sua visita dello scorso ottobre a Fiume, Capodistria e Ragusa (Dubrovnik), in occasione della splendida mostra “Ottavio Missoni.

Il Genio del Colore», l’ultima che ha inaugurato di persona prima della morte. Si è spento a Sumirago, all’età di 92 anni, Ottavio Missoni, un fashion designer che, insieme alla moglie Rosita, sempre accanto nella vita e nell’impresa, ha certamente contribuito a determinare la storia della moda italiana, con uno stile personalissimo e riconoscibile al mondo.

È l’ultimo patriarca di una generazione di stilisti, la cui maison ancora oggi è in grado di dettare i trend della moda internazionale. Una vita vissuta tra grandi passioni: la moda, lo sport e soprattutto una grande famiglia unita, tutta impegnata in azienda.

Nato nel 1921 a Ragusa (Dubrovnik), è cresciuto a Zara. Partecipò alla battaglia di El Alamein e fu fatto prigioniero dagli alleati. Dopo avere passato 4 anni in un campo di prigionia in Egitto, nel 1946 torna in Italia, a Trieste, dove si iscrive al LiceoOberdan. Dai 16 ai 32 anni, tolta la parentesi della prigionia, è stato più volte campione di atletica, nei 400 metri piani e a ostacoli: ha vestito 23 volte la maglia azzurra e ha conquistato 8 titoli italiani, l’oro ai mondiali studenteschi nel 1939.

Quando riprese le competizioni, arrivò sesto alle Olimpiadi del 1948 e quarto agli europei del 1950. Ma a quel punto aveva già conosciuto la moglie Rosita Jelmini. La famiglia della moglie possedeva una fabbrica di scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese.

Missoni a Trieste aveva nel frattempo aperto un primo laboratorio di maglieria, in società con un amico, il discobolo Giorgio Oberweger. Aveva iniziato una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell’attività che l’ avrebbe portato sulle vette della moda e nei maggiori musei del mondo. La tuta “Venjulia”, di sua ideazione, fu adottata dal team italiano durante i giochi olimpici del 1948 a Londra, a cui partecipava lo stesso Missoni.

Nel 1969 Missoni e la moglie costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel Varesotto, dove ancora adesso la famiglia vive e lavora, perché i Missoni si considerano artigiani. Ora a guidare l’azienda sono rimasti i figli Angela e Luca, mentre Vittorio è scomparso dallo scorso gennaio durante un viaggio ai Caraibi.

Nel giugno 1993 il Presidente della Repubblica Italiana conferisce a Ottavio Missoni l’onorificenza di “Cavaliere al Merito del Lavoro”. Nel luglio 1994 la città di Firenze rende omaggio ai Missoni e una mostra “Missonologia” allestita nel Ridotto del Teatro della Pergola, racconta la storia di 40 anni di successi e lavoro dei Missoni ai quali per l’occasione viene conferito il “Premio Pitti Immagine”.

Nel 1997 a Londra viene insignito della laurea honoris causa con il titolo Honorary Royal Designer for Industry (Hondri), un’onorificenza che la Royal Society of Art (Rsa) conferisce ogni anno ad un limitato numero di designer nel mondo. Ottavio Missoni consegue anche, nel maggio 1999, a San Francisco, la Laurea ad honorem “Doctor of Humane Letters” dall’Academy of Art College, la più importante Università ad indirizzo artistico negli Stati Uniti.

(“la Voce del Popolo” 10 maggio 2013)

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