Ravenna è un’antica città sulla costa settentrionale dell’Adriatico che millecinquecento anni fa è stata capitale dell’Impero romano d’occidente, poi di Teodorico, primo re dei Goti, e quindi anche di Bisanzio in Europa. Spalato è un’antica città sulla costa orientale dello stesso mare, che più di millesettecento anni fa un imperatore romano – l’illirico Diocleziano, nato in Dalmazia, forse a Salona – scelse come suo luogo di ritiro dopo l’abdicazione (e dove si è spento alla fine del 311) e che successivamente è divenuta la capitale formale del Regno di Croazia e Dalmazia in età altomedievale.
Ora, dalla sponda ovest a quella est giungono magnifici tasselli di un inestimabile patrimonio, il più ricco del mondo in questo segmento. Esposti per la prima volta a Parigi nel 1951, e dopo aver fatto il giro dell’Europa, negli ultimi dieci anni, ospitati nelle principali capitali europee, da Berlino a Bruxelles, da Madrid a Mosca e anche in Slovenia (lo scorso anno nel Mese della cultura italiana a Maribor, capitale della cultura europea 2012), approdano ora anche nel capoluogo dalmata i mosaici antichi di Ravenna, protagonisti di una mostra che, per celebrare la Festa della Repubblica Italiana e l’imminente ingresso della Croazia nell’Unione europea, viene organizzata dal Consolato d’Italia a Spalato, in collaborazione con il Comune di Ravenna, il Museo dei Monumenti archeologici croati e la Città di Spalato.
L’esposizione verrà inaugurata il 2 giugno e rimarrà aperta al pubblico fino al 12 luglio, al Museo dei Monumenti archeologici croati. Ravenna conserva il più ricco patrimonio mondiale di mosaici antichi dei secoli V e VI, superiore per qualità artistica e importanza iconologica, a quello di tutte le città del mondo antico e classico, sia in oriente sia in occidente. “Sono perle uniche”, così le ha definite il direttore dell’ente, Tomislav Šeparović, dichiarandosi contento di poterle accogliere. I due musei adriatici hanno già avuto l’occasione di lavorare insieme, in passato. Del resto, il sito archeologico della Diocesi di Nona (Nin) rientra nel medesimo progetto europeo che coinvolge la città dell’Emilia-Romagna. “In qualche modo siamo già collegati, abbiamo avuto l’occasione di fornire dei prestiti per esposizioni allestite a Ravenna”, ricorda Šeparović.
Ravenna è famosa per il suo ricco patrimonio d’arte paleocristiana e bizantina, culla dell’iconologia cristiana, in un intreccio di realismo e simbolismo, di influenze romane e influssi bizantini. Benché non originaria di Ravenna, l’arte musiva – nata nella calda luce del Mediterraneo preromano presso gli antichi popoli caldei, punici, siriaci e greci –, qui ha raggiunto il suo apice e si è rivelata in tutto il suo splendore. Il messaggio dei mosaici di Ravenna, ancora conservati negli edifici originali paleocristiani e bizantini, può essere letto da diversi punti di vista: è un messaggio storico, che narra l’incontro fra le influenze romane e quelle bizantine; è un messaggio artistico, dove le immagini formate dalle piccole tessere di vetro spaziano dal realismo al simbolismo; è un messaggio religioso, che rappresenta l’iconologia cristiana e ne racconta la storia.
Va detto che si tratta delle copie dei mosaici antichi, oggi di proprietà del Comune di Ravenna. La mostra è stata prodotta all’inizio degli anni ’50 su iniziativa del prof. Giuseppe Bovini, con il patrocinio del Rotary Club e della locale Azienda di Soggiorno e Turismo, per promuovere nel mondo la conoscenza di Ravenna e dei suoi inestimabili mosaici. L’esecuzione di queste copie fu curata dal Gruppo Mosaicisti dell’Accademia di Belle Arti, fedeli custodi di questo antico sapere, e da oltre cinquant’anni questa collezione rappresenta l’arte e la cultura di Ravenna in tutto il mondo.
L’intera raccolta è stata realizzata seguendo una metodologia complessa e molto rigorosa al fine di garantire l’assoluta fedeltà agli originali. Questi mosaici hanno valore di opere d’arte: di ogni pezzo è stato eseguito il disegno esatto e completo dei contorni di tutte le tessere dei mosaici originali; in seguito si è passati alla campionatura di tutti i colori nelle loro diverse gradazioni utile per ordinare presso le vetrerie di Murano e Venezia le piastre vetrose necessarie che avrebbero formato le tessere del mosaico tramite un taglio manuale. L’opera non si limita alla riproduzione esatta delle singole tessere nei loro contorni e nei loro toni cromatici, ma si estende anche al rendimento dell’originaria inclinazione e profondità impressa loro dalla mano dei mosaicisti.
Negli antichi mosaici di Ravenna, infatti, le tessere non sono su di uno stesso piano in maniera uniforme, ma sono collocate a livelli leggermente diversi; inoltre hanno in superficie, ad eccezione delle tessere auree, una scabrosità ed una rugosità che non permettono alla luce di scivolare a fasci come su di uno specchio, ma di rifrangersi in molteplici giochi cromatici.
Gli esposti riproducono le decorazioni musive dei sette monumenti ravennati sotto tutela dell’Unesco: San Vitale, Galla Placidia, i Battisteri degli Ariani e degli Ortodossi, Sant’Apollinare Nuovo e in Classe, la Cappella Arcivescovile, patrimonio dell’umanità dal 1996 (di cui fa parte anche il Mausoleo di Teodorico, unico monumento privo di decorazione musiva).
Nell’evento sono riconoscibili molteplici elementi che uniscono passato, presente e futuro: la storia delle città, il riconoscimento eccezionale e universale di patrimonio dell’umanità, l’ampliamento delle relazioni internazionali. Infatti, i mosaici di Ravenna sono la prova di relazioni e contatti artistici e religiosi instaurati in un periodo importante della storia della cultura europea, e proseguiti nei secoli. Oggi Ravenna ha intenzione di riproporsi in un ruolo centrale con la candidatura a capitale europea della cultura 2019: in questo modo continua ad orientarsi verso un processo di crescita, promuovendo la propria cultura e tradizione in tutta Europa. Le riproduzioni dei mosaici nel tempo sono diventate ambasciatrici di una comunità che vuole aprirsi e stringere rapporti di amicizia con altri territori dell’Europa e di un patrimonio che appartiene a tutti.
Ilaria Rocchi
“la Voce del Popolo” 24 maggio 2013