ANVGD_cover-post-no-img

L’Italia alla frontiera (fbw.eu 04giu13)

Per la prima volta a confronto gli storici che studiano la documentazione dell’ “Ufficio zone di confine”, resa disponibile dall’Archivio della Presidenza del Consiglio. L’appuntamento è organizzato a Bolzano il 13 e 14 giugno dall’Istituto storico italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler e dall’Archivio provinciale di Bolzano. Per la prima volta, gli storici che hanno utilizzato nelle proprie ricerche la documentazione dell’Ufficio zone di confine – recentemente riordinata e messa a disposizione dall’Archivio della Presidenza del Consiglio dei Ministri – si incontreranno per una due giorni di studi organizzata a Bolzano il 13 e 14 giugno dall’Istituto storico italo-germanico della Fondazione Bruno Kessler (Trento) e dall’Archivio provinciale di Bolzano.

L’appuntamento, ideato dal comitato scientifico composto dagli storici Diego D’Amelio, Andrea Di Michele, Giorgio Mezzalira e Raoul Pupo, si svolgerà a partire dalle 14.30 di giovedì 13 giugno presso la Libera Università di Bolzano (Piazza Università, 1 – sala D102) e vedrà la partecipazione di studiosi del mondo italiano, tedesco e sloveno.

Sono previste tre sessioni: la prima dedicata al contesto internazionale e ai percorsi di costruzione dell’identità nazionale in Italia e alle sue frontiere; la seconda e la terza riguarderanno rispettivamente il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia.

I contributi saranno tutti originali e basati almeno in parte sulla documentazione dell’Ufficio zone di confine, attivo dal 1946 al 1954 sotto la responsabilità politica dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio Andreotti, recentemente scomparso.

L’Ufficio zone di confine rappresenta una fonte di assoluto rilievo per comprendere la storia delle aree di frontiera nel dopoguerra: esso fu infatti il laboratorio in cui si studiarono le politiche relative alle regioni di confine e il terminale incaricato di mettere in opera la strategia del governo centrale verso quei territori. L’Uzc fu attivo dal 1946 al 1954, posto sotto la responsabilità politica del giovane sottosegretario alla Presidenza del consiglio Giulio Andreotti, recentemente scomparso. A guidare l’ufficio dal punto di vista burocratico fu invece il prefetto Silvio Innocenti, non secondario ispiratore delle forme amministrative scelte per l’Alto Adige e della linea politica che i governi De Gasperi adottarono nella Venezia Giulia.

In seguito al ventennio fascista – durante il quale le regioni annesse dopo la Prima guerra mondiale erano state gestite attraverso l’amministrazione ordinaria – l’Italia repubblicana recuperò l’impostazione che era stata usata dai governi liberali, i quali dal 1919 al 1922 avevano ritenuto preferibile dar vita a un organo speciale appositamente dedicato a quelle aree (Ufficio per le nuove province). Concentrare i temi relativi alle delicate aree di frontiera era apparsa allora una scelta sensata, poiché consentiva di coordinare meglio gli interventi politici e di meditarli con più attenzione.

L’Ufficio zone di confine operò in contesti complessi, passati alla sovranità italiana da meno di un trentennio e connotati nel secondo dopoguerra dall’emergere di temi «caldi» e di difficile risoluzione. In Alto Adige erano ad esempio in ballo la questione del riacquisto della cittadinanza italiana da parte di chi, nel 1939, aveva optato per la Germania, nonché l’elaborazione del primo Statuto di autonomia. Nella Venezia Giulia l’Uzc dovette invece occuparsi dell’emergenza dei profughi istriani e di un delicatissimo quadro politico di scontro ideologico e nazionale, che fino al 1954 chiamò Roma alla «difesa dell’italianità», in funzione anticomunista e antijugoslava. L’Ufficio fu attivo in molti campi: coordinò e finanziò la propaganda, i partiti e la galassia delle associazioni filoitaliane; incise sull’applicazione delle forme di autonomia e sul trattamento delle minoranze; sviluppò una capillare rete di intelligence; rilegittimò strumentalmente l’area del nazionalismo; contribuì a costituire nuclei clandestini, a cavaliere fra sicurezza nazionale ed eversione. Si trattava di nodi che attenevano alla politica interna ma che incidevano anche su quella estera, nel mutato quadro geopolitico determinatosi con la fine del conflitto mondiale.

La nuova disponibilità di documenti ha consentito l’avvio di una nuova stagione di studi sulla politica italiana nelle regioni di confine. Scopo del convegno è appunto mettere in comunicazione tutti i ricercatori interessati a questo tema, presentando i primi risultati del loro lavoro e discutendo le linee interpretative riguardanti l’impostazione complessiva della strategia del governo nei confronti delle zone di frontiera.

Il dialogo fra studiosi di lingua italiana, tedesca e slovena provenienti dalle diverse aree di confine permetterà di evidenziare similitudini e diversità delle scelte di Roma nelle varie situazioni regionali e verificare l’esistenza o meno di un’impostazione unitaria e coerente. Il dibattito si inserirà sulla riflessione dedicata allo snodarsi dei rapporti centro-periferia e, nello specifico, permetterà di aiutare a comprendere come il nuovo Stato – nato dalle ceneri della guerra, dalla Resistenza e dalla Costituzione – e le culture politiche dell’Italia repubblicana governarono la transizione alla democrazia, in territori che si trovarono a vivere condizioni di assoluta peculiarità rispetto al resto del paese.

L’appuntamento si articolerà su tre sessioni: la prima verrà dedicata al contesto internazionale e ai percorsi di costruzione dell’identità nazionale in Italia e alle sue frontiere; la seconda e la terza riguarderanno invece rispettivamente il Trentino Alto Adige e la Venezia Giulia. I contributi saranno tutti originali e basati almeno in parte sulla documentazione dell’Ufficio zone di confine.

(fonte www.fbk.eu 4 giugno 2013)

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.