Quando gli ricordo Zara assediata dai serbi nel 1991 tace per un attimo, come se avesse ricevuto a tradimento un colpo basso. Enzo Bettiza, 86 anni, giornalista e scrittore, è un dalmata di Spalato. La sua famiglia era proprietaria di un cementificio. Nel 1944 il suo destino è stato quello degli istriani e dei dalmati della diaspora. Un addio precipitoso ai loro beni, alle loro case e alla loro vita di tutti i giorni, poi Gorizia, Trieste (aveva 18 anni) e Milano. «L’ingresso croato nell’Unione Europea — scandisce ora controllando un fremito di emozione — è un evento storico di portata non scarsa. È il timbro di chiusura finale di un’epoca che non vorremmo mai più vedere, quella delle guerre balcaniche con i serbi. Insomma è un evento notevole per la stabilizzazione di quella parte del sud est europeo».
La Croazia ha legami profondi con il centro del Vecchio Continente
«Zagabria sembra un pezzo di Austria o della Cecoslovacchia, a differenza di Belgrado. In questo senso con l’ingresso nella Ue la Croazia recupera un po’ sé stessa. Con la Slovenia forma un blocco slavo, occidentale, cattolico di notevole importanza rispetto al resto del mondo slavo legato alla religione ortodossa, alla Russia e quindi all’Asia».
Si chiude una stagione storica?
«Sì quella terribile che ha portato a Sarajevo, Vukovar, Srebrenica, il peggio delle guerre civili. L’ingresso di Zagabria nella Ue è il timbro rosso finale».
Che arriva nel momento economicamente meno favorevole per la Croazia e per l’Europa.
«Zagabria sta tutt’altro che bene. L’Europa zoppica anch’essa. Non c’è grande entusiasmo, ma un ottimismo pacato, controllato, privo di retorica. C’è addirittura qualcuno che paragona la situazione economica della Croazia a quella greca. È un’esagerazione, ma indica quanto la sua condizione sia traballante».
Nell’Unione c’era già la Slovenia, ma qualcuno la considera una sorta di appendice slava dell’Austria…
«La Croazia dà un tono più epocale».
Che cosa significa per un dalmata come Lei?
«La Dalmazia è importante, ha una storia particolare, non la si può mettere in parallelo con la Slovenia. C’è il mare. È una delle regioni più cosmopolite del Mediterraneo. E il dialetto veneto era una sorta di lingua franca, sia sulle navi sia nei porti».
Lorenzo Bianchi
www.qn.quotidiano.net 1 luglio 2013
Lo scrittore e giornalista dalmato Enzo Bettiza (foto www.ilfoglio.it)