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Rupel se ne va: «A Lubiana una Grosse Koalition Bratušek a tempo» (Il Piccolo 25lug13)

Da Trieste a Trieste: è questa in sintesi la parabola di vita e carriera di Dimitrij Rupel, classe 1946, che il prossimo 31 luglio concluderà il suo mandato di console sloveno nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Suo padre nacque a Roiano, il nonno a Prosecco, era un ispettore doganale dell’impero austro-ungarico. Rupel è uno dei padri fondatori della Slovenia indipendente, per 10 anni ministro degli Esteri, già sindaco di Lubiana e ambasciatore negli Stati Uniti. Bloccata la sua nomina ad ambasciatore a Vienna dall’allora presidente della Repubblica Danilo Türk fu nominato, durante l’ultimo governo Janša, console a Trieste. Poi il pensionamento. Forzato.

Console lei lascia il suo incarico con rabbia…

No, con rabbia no, ma sicuramente con amarezza.

Lei ha accusato il ministro degli Esteri Karl Erjavec di averla silurata…

È vero, è così.

Il ministero si difende dicendo che lei ha raggiunto i limiti di età previsti dalla nuova legge sul risparmio nel settore pubblico…

Il mio non è un pensionamento tecnico, normale o logico, ma si tratta di un gesto politico perché le condizioni per la pensione le avevo già nel momento in cui sono stato nominato console a Trieste. Erjavec lo sapeva bene era sempre ministro degli Esteri, anche se di un governo di centrodestra, e la legge sul risparmio era già in vigore. Sono rimasto qui un anno mentre il mandato dura di norma 4 anni e io avevo firmato un contratto fino al 2014. È una piccola storia slovena sulle ostilità politiche nel nostro Paese.

L’ex premier Janez Janša e il sindaco di Lubana Zoran Jankovic accusati di corruzione, l’ex ministro Igor Bavcar condannato a sette anni di carcere. Cosa sta succedendo in Slovenia?

Siamo a una resa dei conti con la generazione che ha portato la Slovenia all’indipendenza e mi riferisco a Janša e Bavcar.

E Jankovic?

È un elemento di un’altra categoria. Da noi ci sono state diverse fasi della privatizzazione e la gente che aveva accesso alla rete del potere dopo l’indipendenza era gente che si identificava al vecchio regime comunista. C’è differenza tra la sinistra occidentale e quella dei Paesi che facevano parte dell’emisfero comunista. La nostra sinistra sembra una sinistra occidentale ma dentro si sono conservati e la gente e i meccanismi di prima. E questa gente ha avuto accesso ai crediti, alle banche molto facilmente. Se guarda la lista degli sloveni più ricchi vi troverà tutta la nomenklatura del passato regime.

Che cosa c’è che non va oggi in Slovenia?

Il potere politico non è molto robusto. Dall’indipendenza a oggi. Ma dall’altra parte il potere giudiziario è diventato sempre più forte. C’è una classe dei giudici che sono legati ai poteri forti dell’ante 1990.

Una giustizia poco indipendente?

Io ero al primo governo indipendente. C’era da decidere che cosa si fa con la gente del precedente regime. Io ero contrario contro ogni forma di epurazione. Non serviva avere nemici dentro, quelli erano già tanti fuori, erano a Belgrado. E non abbiamo toccato nulla e nessuno. Compresi i giudici.

Lo rifarebbe?

Non lo so.

Kucan comanda ancora in Slovenia?

È un politico abile e importante. Nella prima parte della transizione dal 1990 al 1992 aveva il nostro stesso linguaggio, poi ha sposato il concetto di riabilitazione, di restaurazione del vecchio sistema. Del resto Jankovic è una sua creatura. Pahor no, lui è fuori.

Governo Bratušek promosso o bocciato?

È una soluzione a termine. Ma la crisi economica è pesantissima quindi dovremo fare qualcosa tutti insieme, destra e sinistra.

Serve una grande coalizione?

Assolutamente sì.

All’italiana o alla tedesca?

Alla tedesca.

Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 25 luglio 2013

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