Sono quasi 12 mila le persone che risultano ancora disperse in conseguenza delle guerre degli anni novanta nella ex Jugoslavia. Il dato è stato diffuso dal Comitato internazionale della Croce rossa oggi a Belgrado, in occasione della Giornata internazionale dedicata agli scomparsi.
Nel corso di una conferenza stampa è stato sottolineato che un terzo del totale delle persone scomparse, per la precisione 11.859, sono serbi. Secondo la commissione governativa serba che si occupa del problema, sono fra 3.500 e 4 mila i serbi di cui non si è più avuto notizia dopo i conflitti. Di essi, 1.938 sono scomparsi in Croazia, 530 in Kosovo e il resto in Bosnia-Erzegovina. Gli esponenti delle associazioni serbe che rappresentano le famiglie delle persone scomparse hanno sollecitato con forza un maggiore impegno e più forte volontà politica nelle ricerche di tutti coloro che mancano all’appello. Il numero delle identificazioni, è stato sottolineato, si riduce di anno in anno e di questo passo trascorreranno molti decenni prima che le famiglie possano conoscere con certezza la sorte dei loro cari.
“Mancano informazioni sulle fosse comuni e individuali, le riesumazioni vanno a rilento, le identificazioni prendono troppo tempo e in tanti casi vengono fatte in modo poco accurato”, ha detto Natasa Scepanovic, presidente del coordinamento delle associazioni serbe delle persone scomparse. A questo riguardo è stata auspicata la collaborazione anche di Unione europea e altre organizzazioni internazionali.
A Pristina la missione europea Eulex ha detto da parte sua che sono 1.726 i dispersi del conflitto armato in Kosovo del 1998-1999, che fece in totale 13 mila morti e centinaia di migliaia di profughi. I conflitti in Bosnia e Croazia provocarono rispettivamente 100 mila e 20 mila morti con un numero complessivo di circa 2,5 milioni di profughi.
(fonte www.ansa.it 30 agosto 2013)
Congiunti di dispersi serbi nel corso di una manifestazione (foto www.slobodanjovanovic.org)