Una corsa ad ostacoli, piuttosto che un piacevole itinerario turistico. Rifatta la carta d’identità, fresca di firma e timbro ed esibita alla stampa a titolo di giustificazione per i mancati appuntamenti del giorno precedente, Vittorio Sgarbi è tornato in Istria per l’annunciato incontro con l’arte sacra di Dignano. E non si è fermato nemmeno andando a sbattere contro le più esplicite dissuasioni a non cercare il campanile di San Giovanni in quel di Gaiano. Un elemento architettonico in cattivo stato, questo, difficile da raggiungere perché circondato da vegetazione poco accogliente. Ma l’arte chiede questi ed altri sacrifici…
Più ospitale, invece, la Chiesa parrocchiale di San Biagio, dove il critico d’arte italiano ha avuto modo di osservare le sue celebri mummie e la collezione di arte sacra. Al suo interno un autentico gioiello che ha subito catturato l’interesse di Sgarbi: il Beato Leon Bembo di Paolo Veneziano, una splendida tavola del 1321. Opera d’arte “notevole”, anzi “bellissima”, a suo dire, anche perché “testimonia il legame tra Veneziano e Giotto”.
Visti anche i cento e passa reliquiari in metallo e vetro di Murano, Sgarbi e seguito hanno visitato la Chiesa di Santa Fosca di Valmadorso tra Peroi e Barbariga. Una doppia rivelazione, quest’ultima, per l’occhio… critico del critico: la “bruttezza” degli intonaci esterni (un “pessimo esempio di recupero architeTtonico”) e la bellezza degli interni, con gli intonaci orIginali, le fessure, le macchie (“le macchie sono come le ruge: necessarie”), gli affreschi e gli arredi autentici.
Per la cronaca, a fare gli onori di casa a Sgarbi è stato il presidente della Comunità degli Italiani di Dignano, Livio Belci. Il sindaco e il parroco sono mancati all’appuntamento per impegni presi in precedenza.
dd / “La Voce del Popolo” 7 settembre 2013
La tavola di Paolo Veneziano, Beato Leon Bembo (1321),
custodita nella parrocchiale di San Biagio a Dignano