I misteri del piroscafo di linea “San Marco”, bombardato da una squadriglia di aerei alleati, forse non saranno mai spiegati. La tragedia, avvenuta il 9 settembre del 1944, appena dietro Punta Salvore, che aveva provocato la morte di 154 persone di cui oltre cento civili, è stata ricordata ieri dalle autorità di Umago e dai famigliari dei superstiti.
Alla doppia cerimonia che si è tenuta prima nel porto di Salvore, dove si trova una targa ricordo, alla presenza del presidente del Consiglio cittadino Milan Vukšić, della vicesindaco italiana Floriana Bassanese Radin, del presidente della Comunità degli Italiani Pino Degrassi, ha parlato il vicesindaco Mauro Jurman. Ancora una volta si è parlato di “immane tragedia, che ha segnato profondamente la gente di quest’area, e di un massacro inutile“. La seconda cerimonia si è tenuta sulla diga frangiflutti del porto, dove il presidente del Consiglio ha lanciato in mare una corona di fiori.
Un attacco inspiegabile perché più volte gli apparecchi anglo-americani avevano sorvolato quel braccio di mare, senza mai sparare ai piroscafi di linea. Una volta raggiunta dalle bombe, la nave era stata portata in secca, per trarre in salvo quanta più gente, ma gli aerei (si parla di 9-12 Spitfire) allora avevano mitragliato i superstiti, provocando una immane carneficina, inutile e crudele.
Uno dei pochi superstiti di allora, Sergio Maurel di Salvore, che poi si era trasferito a Trieste, ci aveva detto in un’intervista che la prima bomba centrò il camino facendolo saltare come un tappo di spumante. Tra il panico, il pianto dei bambini e le grida delle donne, si compì una tragedia che fino a sera riempì la chiesa di Umago di cadaveri.
Claudio Pristavec, con il quale avevamo parlato pochi anni fa, appassionato ricercatore di storia contemporanea triestina, è giunto alla conclusione che l’attacco aereo fu deciso per eliminare un gruppo di radaristi, italiani e tedeschi, in missione verso il Friuli. Chissà, però, com’è andava. Si sa solo che nel mitragliamento che è seguito al bombardamento, sono state uccise decine di persone, gente che andata con i bambini a Trieste in ospedale, qualcuno a comprare un abito da sposa, altri a vendere patate o altri prodotti della terra. Oggi, in termini militari e giornalistici, le vittime del “San Marco” sarebbero classificate come “effetti collaterali”, ma per gli umaghesi è stata un’inutile carneficina. Morirono intere famiglie di Umago, di Salvore e dei villaggi vicini.
La tragedia avvenne poco dopo che il “San Marco” aveva levato le ancore da Salvore. Il piroscafo aveva una stazza lorda di 276 tonnellate, una lunghezza di 50,81 metri e un motore e una caldaia che potevano sviluppare una velocità di 13,5 nodi. Con un incendio scoppiato a bordo e sottoposto a mitragliamento, il “San Marco” si tramutò in un attimo in una bara per quasi tutti i passeggeri. Un evento che segnò il destino di tante famiglie e del quale si parla ancora oggi.
Franco Sodomaco
“la Voce del Popolo” 10 settembre 2013
Punta Salvore, un momento della cerimonia (foto www.glasistre.hr)