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Grande Guerra, concerto di Muti a Redipuglia (Il Piccolo 12set13)

La Grande Guerra raccontata da Paolo Rumiz ha il sapore di un’estenuante camminata lungo la linea del fronte, con ramponi e picozze alla ricerca, in quelli che furono i luoghi di battaglia, di testimonianze, voci, ricordi che aiutino a ricostruire l’atmosfera e le sensazioni di chi la visse e di chi ne morì. Nel documentario “L’albero tra le trincee”, realizzato dal giornalista e scrittore triestino in collaborazione con il regista emiliano Alex Scillitani e mostrato l’altra sera in anteprima in una Sala Tripcovich straripante di pubblico (tutti occupati i 900 posti disponibili, tanta gente in piedi e fuori) Rumiz ripercorre i luoghi di quel fronte mobile.

Non vuole raccontare la Grande Guerra da storico – anche se dedica ampio spazio alle testimonianze di studiosi – ma farla rivivere con gli occhi dei tanti soldati che, da una parte e dall’altra del fronte, patirono fame, freddo, disperazione. Per Rumiz un eroe non si misura dal numero di medaglie appuntate al petto. È la sofferenza a essere eroica, in ogni sua forma. Perfino quando diventa diserzione, come nella storia del soldato Alessandro Anderloni, che alla notizia della morte della moglie abbandonò l’esercito per tornare a casa a accudire la figlia neonata: gesto che pagò con la vita.

Per capire le trincee bisogna affidarsi ai “custodi della memoria”: storici, documentaristi, giornalisti, generali ma anche gente comune, figli di combattenti, gestori di rifugi, che hanno custodito un pezzo di storia e la raccontano.

La guerra narrata da Rumiz è anche la storia di una diversità, quella delle popolazioni da sempre vissute sul confine, e il tentativo di raccontarla: «Ho voluto far partire questo viaggio da Trieste – spiega – per approfittare dell’occasione e spiegare agli altri italiani chi siamo. E che per esempio il 90% dei nostri caduti combatterono sotto la bandiera austriaca».

Lo scrittore ha anche annunciato che a luglio Riccardo Muti terrà un concerto a Redipuglia con pezzi della Wiener Philharmoniker. «Rumiz ha tentato di immedesimarsi nelle sofferenze di uomini comuni di fronte a una storia non comune – dice lo storico Lucio Fabi – e di raccontare con realismo le condizioni dei soldati». «Scoprire che lungo tutto il confine la memoria della Grande Guerra è presente, oltre che nei luoghi anche nelle persone – dice Scillitani – è stata un’esperienza straordinaria». Il documentario è distribuito con dvd allegato al quotidiano “La Repubblica”.

g.b. / www.ilpiccolo.it 12 settembre 2013

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