«Le leggi razziali, con la Shoah che hanno nei fatti favorito, hanno provocato un impoverimento irreversibile della ricchezza sociale di Trieste e della regione». Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, commemorando nel Consiglio comunale di Trieste assieme al sindaco Roberto Cosolini e davanti a autorità e rappresentanti della comunità ebraica, i 75 anni dal discorso con cui, nel capoluogo giuliano, Mussolini preannunciò le leggi razziali del regime fascista.
Mussolini scelse Trieste, il 18 settembre 1938, e la celebrazione dei vent’anni dalla fine della Grande guerra per annunciare le leggi che qualche mese dopo sarebbero state approvate dal Consiglio dei ministri. Un «vulnus» che per Serracchiani «ha avuto un duplice significato: l’inizio di un sentiero oscuro per tanti nostri concittadini e la ferita morale contro la coscienza civile del popolo italiano. Il tempo, il consolidarsi della democrazia, il lavoro di storici e testimoni hanno contribuito a rimarginare la ferita, ma il danno è rimasto perché le leggi antiebraiche hanno rappresentato prima di tutto una lacerazione del ricco tessuto connettivo della città».
Serracchiani si è «inchinata alle terribili sofferenze subite dagli ebrei del nostro capoluogo, e alla forza vitale con cui l’attiva presenza della comunità continua a manifestarsi», ricordando peraltro che non solo Trieste è stata depredata della sua comunità ebraica. Ha infatti ricordato i rastrellamenti della notte del novembre 1943 a Gorizia e le due donne di Cividale deportate per motivi razziali nell’aprile 1944 e ricordate sulla Lapide della Sinagoga di Gorizia.
«Oggi – ha aggiunto – il Friuli Venezia Giulia è una regione che guarda avanti, che ha saputo ritrovare la sua autentica vocazione di terra di passaggio e contaminazione, e Trieste rimane la città più europea d’Italia. Nella riscoperta e nel rilancio della sua vocazione il Friuli Venezia Giulia fa tesoro di tutta la sua storia, la offre alle generazioni future e, con reverenza, anche ai concittadini e fratelli ebrei, con la sanzione che quanto abbiamo visto 75 anni fa – ha concluso – non sarà mai più».
(fonte www.ilpiccolo.it 16 settembre 2013)
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