“È vero che i tempi di incertezza economica tendono ad accendere i movimenti estremisti”, ma “i leader europei dovrebbero non lasciarsi tentare dalla retorica populista”. Viviane Reding guarda al 2014, a opportunità e rischi del prossimo voto europeo, convinta che “l’Europa non è un problema, è la soluzione”.
La vicepresidente della Commissione europea e Commissario per la Giustizia lo dice in un’intervista all’Ansa in vista della presentazione di Ansa Nuova Europa, il portale dell’Agenzia dedicato al Centro Est Europa e ai Balcani.
“Tre anni fa eravamo in una tempesta terribile”, c’era chi metteva in dubbio l’euro, “ma abbiamo dimostrato che i critici avevano torto”, sostiene la vicepresidente. Da una parte Reding pare dire che l’Europa ce l’ha fatta, dopo anni duri. Dall’altra, l’avvertimento è a non disperdere il patrimonio dell’Unione in un voto anti-europeo. Il doppio pensiero non è lontano dai ripetuti appelli italiani alla responsabilità, mentre al Senato si discute la decadenza di Silvio Berlusconi. Reding non tralascia il tema, pur senza citare i protagonisti: “Stiamo ovviamente seguendo l’evoluzione del dibattito politico in Italia – Viviane Reding – e siamo fiduciosi che i partiti saranno all’altezza delle proprie responsabilità”. La realtà di ogni giorno è fatta di un’agenda di governo e un’opera di comunicazione: a questo servono anche i “Dialoghi con cittadini”, a cui la Reding parteciperà oggi a Trieste. L’appuntamento è alla Stazione Marittima dalle 14.30 alle 16.30.
“La lezione che ho imparato è che le persone vogliono vedere più Europa, vogliono vedere che l’Europa risolve i problemi, anche se a volte i problemi sono collegati a questioni nazionali”. Tra le priorità d’autunno, prima del voto europeo, Reding inserisce la riforma della protezione dei dati personali, mentre dagli Stati Uniti emergono nuovi elementi sulle violazioni della privacy da parte della Nsa. “Se un’azienda americana vuole beneficiare dei 500 milioni di consumatori dell’Unione europea, deve rispettarne le regole”. Il commissario per la Giustizia si attende “progressi” dal Consiglio europeo di ottobre. L’Europa guarda anche alla propria crescita, e all’allargamento a Est, anche se la priorità numero uno al momento è “fare ordine all’interno della nostra casa”. Per il futuro “dobbiamo trovare il giusto equilibrio – dice la Reding – tra approfondimento dell’integrazione e ulteriore espansione”.
La Croazia è il Paese di più recente adesione all’UE. Viviane Reding incoraggia la crescita e conferma i 450 milioni di euro per la competitività. “Il fondo da 450 milioni di euro approvato dalla Commissione europea per la Croazia – afferma – è un primo passo cruciale per il Paese sul percorso per la competitività. Ora – aggiunge – vanno identificati i progetti strategici, con chiari obiettivi, per usare al meglio questo notevole investimento prima della deadline del 2016”. “Lacerata dalla guerra solo vent’anni fa – continua Reding parlando del 28.esimo membro dell’Unione – oggi la Croazia è una democrazia stabile”. Ma parando di Zagabria la vicepresidente della Commissione UE non risparmia parole dure sullo “sgarro” del mandato d’arresto europeo.
“Cambiare la legge a due giorni dall’accesso all’Unione europea – aggiunge Viviane Reding, riferendosi al voto del parlamento croato che due giorni prima dell’accesso all’Unione ha limitato la validità dello strumento comunitario ai crimini commessi dopo il 2002 – non è solo una grave violazione della legge, è anche una rottura della fiducia che tutti gli altri 27 Stati membri e le istituzioni europee hanno concesso alla Croazia”. Reding chiede la modifica della legge, da mettere in linea con il diritto europeo. “La Commissione ha tutti gli strumenti necessari per assicurarsi che la Croazia lo faccia”, conclude Reding, citando l’articolo 39 dell’Accordo d’adesione, che prevede la possibilità di sospensioni temporanee delle disposizioni.
Zagabria ha cambiato la legge due giorni prima di entrare in Europa, limitando la validità ai crimini commessi dopo il 2002. Dunque, una stretta per eventuali estradizioni di criminali di guerra. La legge “va corretta immediatamente, oppure – avverte la Reding – le relazioni tra la Croazia e il resto dell’Unione potrebbero esserne gravate per anni”. Il discorso vale anche per il futuro, pensando a Serbia e Bosnia Erzegovina. “I Paesi devono soddisfare tutti i criteri d’accesso. Solo così – conclude – la politica d’allargamento sarà credibile e di successo”.
(fonte “la Voce del Popolo” 16 settembre 2013)