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Il “gran bazar” dei Balcani. Gioielli statali in vendita (Il Piccolo 17set13)

Gran bazar Balcani. Gli Stati della ex Jugoslavia mettono sul mercato i loro “gioielli”. Ma mentre la Slovenia sta ancora affannosamente elaborando una lista di beni da privatizzare, nelle altre Repubbliche l’operazione prosegue molto più spedita. E a Lubiana guardano con molto interesse (ne tratta ampiamente il quotidiano Dnevnik) a quanto sta succedendo nelle loro vicinanze e stanno correndo il rischio di diventare buoni ultimi di un mercato che, causa la crisi economica globale, non è certo scoppiettante.

La Slovenia, per ora, sembra aver avviato con successo la privatizzazione dell’aeroporto di Brnik con la veneta Save che vuole acquisirne la gestione, ha preso nota dell’interesse di Terna per la gestione delle linee aeree dell’elettricità e in gran silenzio tratta con la Deutsche Telekom per vendere Telekom Slovenija (operazione che potrebbe concludersi tramite una triangolazione che passa per Telekom Croazia).

La Croazia, le privatizzazioni, le ha messe a bilancio e spera di ricavare qualcosa come 330 milioni di euro e questo senza calcolare la concessione per le autostrade e la vendita delle società turistiche. Una cifra, quella a bilancio dunque, che Zagabria potrebbe vedere crescere visto che solo dalla privatizzazione della Croatia osiguranje (Co) e dalla banca delle Poste (Hpb) calcola di introitare 300 milioni di euro. Altri 150 milioni dovrebbero arrivare poi dalla vendita di Hrvatske železnice cargo che interessano molto a un gigante europeo del settore come il Grup Feroviar Roman (Romania).

La Co interessa alla slovena Triglav, alla polacca Pzu, alle austriache Grawe e Vienna Insurance Group, alle Generali, ma anche ai croati dell’Adris Grupa, alla Banca europea per lo sviluppo, al Fondo monetario internazionale e alla corporazione internazionale finanziaria Ifc. La Hpb solletica gli appetiti della Turkish Economy Bank, della Deutsche Postbank, della Erste e della Otp. Interesse extraeuropeo è stato manifestato invece per la compagnia di bandiera Croatian Airlines. Si sta muovendo la Garuda Indonesia e le cinesi Hainan Airlines e China Southern Airlines.

Agli Emirati arabi, invece, piace la Serbia. Da poco una compagnia di Abu Dabiè diventata partner strategico della Jat Airways. La società Al Dahra è interessata ad acquisire 11 latifondi statali in Voivodina pronta a investire anche 200 milioni di euro in nuove infrastrutture e macchinari. Belgrado mette in vendita anche Telekom Serbia il cui valore stimato va dai 1,2 ai 3 miliardi di euro, ma anche l’aeroporto Nikola Tesla della capitale, Elektroprivreda e l’azienda famraceutica Galenika Zemun.

In Bosnia-Erzegovina, più specificatamente nella federazione BiH hanno messo in vendita dieci aziende mentre la Republika srpska ha finora incassato dalla privatizzazione circa 1,7 miliardi di marchi convertibili pari a 870 milioni di euro. In futuro Banja Luka metterà sul mercato finanziario anche quote di minoranza di altre 24 piccole e medie aziende e di tre più grandi. Ma non stanno a guardare neppure in Montenegro dove il processo di privatizzazione procede spedito e con successo. La Macedonia ha deciso di mettere sul mercato il 49% della quota azionaria delle Poste e il gruppo manifatturiero del tabacco Prilep. Anche il “fanalino di coda” Kosovo ha avviato il processo di vendita dei beni statali mettendo sul mercato il 75% del pacchetto azionario di Telekom Kosovo e delle Poste.

I Balcani, dunque, si aprono al mercato globale cercando così di introitare denaro prezioso per sanare le proprie disperate finanze pubbliche. Solo la Slovenia sembra ancora balbettare intrisa da un forte “nazionalismo” socio-economico che vede nell’acquisizione di un’azienda da parte di una società straniera una sorta di “invasione” del sacro suolo patrio.

Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 17 settembre 2013

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