Più importante porto commerciale della Croazia, la città di Fiume (Rijeka) si affaccia sul Golfo del Quarnero, stretta tra le acque del mare e la catena montuosa del Gorski Kotar. Stanziamento illirico e in seguito insediamento romano la città viene amministrata dagli Asburgo dal 1400 al 1700 prima di entrare a far parte dell’impero Austro-Ungarico. Dopo l’impresa di D’Annunzio con la Reggenza del Carnaro è Stato Libero dal 1920 al 1924 per entrare poi a far parte del Regno d’Italia (1924-1945). Con il Trattato di pace di Parigi del 1947 Fiume viene ceduta alla Repubblica Federativa del Regno di Jugoslavia, che si era già impossessato militarmente della città quarnerina nel 1945.
Chiamata a decidere del proprio destino, la maggioranza dei cittadini opta per l’esodo in Italia. Negli ultimi anni Quaranta la zona della città viene ripopolata con l’ingente arrivo di gente da varie zone della Jugoslavia. Nel 1991 Fiume è entrata a far parte della Croazia.
Dalla fine della Prima Guerra Mondiale Fiume vive un’esistenza tormentata: buona parte della popolazione rivendica la propria italianità e si identifica nella richiesta di annessione all’Italia del Consiglio Nazionale Italiano al quale si contrappone il Consiglio Nazionale Croato che reclama per la Croazia la città. A questo punto entra in scena Gabriele D’Annunzio, sollecitato da più parti a intervenire, che con un gruppo di granatieri, bersaglieri e arditi occupa Fiume e ne proclama l’annessione all’Italia. Il governo italiano, però, non appoggia il Vate e lo costringe ad andarsene. A seguito dell’accordo di Rapallo nasce lo Stato Libero di Fiume.
Dopo l’occupazione dell’agglomerato urbano da parte di fascisti uniti a dannunziani e irredentisti nel 1924 il primo governo Mussolini raggiunge con la Jugoslavia l’accordo del Trattato di Roma e Fiume diviene italiana. Alla fine della seconda Guerra mondiale la città (1945) viene occupata dalle truppe partigiane di Tito. Si tratta di un periodo duro per la popolazione che subisce una feroce repressione: “la ricerca italo-croata ha potuto stabilire che, dal 3 maggio 1945 al 31 dicembre 1947 (quindi a guerra finita), le vittime della repressione guidata dalla polizia segreta jugoslava (la Ozna) a Fiume e dintorni sono state 652.
Di alcune vittime si è saputo con certezza che sono state eliminate; altre sono letteralmente scomparse e i luoghi della sepoltura sono tuttora sconosciuti. Il numero esatto delle vittime probabilmente non lo sapremo mai” (Carla Isabella Elena Cace – Matteo Signori, Foibe – dalla tragedia all’esodo, Palladino editore, Campobasso, 2009). Una ricerca realizzata in collaborazione tra la Società di Studi Fiumani e l’Istituto Croato per la storia di Zagabria ha portato all’individuazione nei pressi di Fiume di una “voragine” o “inghiottitoio”: la foiba di Costrena.
A questo punto gran parte degli abitanti di Fiume si unisce al massiccio esodo verso l’Italia di gente proveniente dalla Venezia Giulia, Istria e Dalmazia. Tra le cause di tale fenomeno si possono individuare “la paura generata dal diffondersi delle notizie degli eccidi, degli infoibamenti e dei campi di prigionia politica ai danni degli italiani” (Carla Isabella Elena Cace – Matteo Signori, op. cit.) e il passaggio a un regime totalitario di matrice comunista.
Nonostante vi siano ancora polemiche riguardo il numero degli “infoibati” durante l’eccidio perpetrato dai partigiani comunisti slavi ai danni delle popolazioni della Venezia Giulia e della Dalmazia si può ritenere per le foibe che “ in esse, furono gettati –anche vivi- almeno 12.000 esseri umani, colpevoli agli occhi degli slavi solo di essere italiani” (Guido Cace, Una nuova testimonianza sulla tragedia delle foibe e dell’esodo, in Carla Isabella Elena Cace-Matteo Signori, op. cit.). In onore di queste vittime è stato istituito il 10 febbraio di ogni anno il “giorno del ricordo”, stabilito dalla legge n.92, 30 marzo 2004, così intestata “Istituzione del ‘Giorno del ricordo’ in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale”.
Una tragedia, quella delle foibe e dell’esodo, che ha spesso rischiato di venir dimenticata, di subire la condanna a un silenzio che fa male. la memoria del massacro va salvata dall’oblio al quale molti la vorrebbero ridurre. A Roma un luogo che custodisce e mantiene viva la storia della popolazione giuliano-dalmata è l’Archivio Museo Storico di Fiume diretto dal dott. Marino Micich.
L’istituzione contiene uno straordinario numero di documenti e ricordi della storia fiumana. All’interno della mostra permanente, della biblioteca con emeroteca, della raccolta filatelica, dell’archivio fotografico e audiovisivo, del fondo esodo, lettere e documenti e del fondo cartografico si possono esaminare lettere autografe di Gabriele D’Annunzio a personalità fiumane, i verbali della Giovane Fiume, il primo giornale stampato a Fiume “Le notizie del giorno”, una copia manoscritta degli statuti concessi a Fiume dall’Imperatore Ferdinando I d’Austria e altre memorie della città quarnerina.
Fabio Massimo Penna
www.itineraridelmondo.it 3 ottobre 2013