ZAGABRIA – “La Repubblica di Croazia e la Repubblica Italiana sono due Stati amici con numerosi legami inerenti sia alla storia sia all’attualità. La politica, la sicurezza, la cultura, l’economia, la transizione, l’ecologia, sono fattori di vitale importanza per entrambi i Paesi e contribuiscono affinché i rapporti bilaterali siano all’insegna del buon vicinato e della collaborazione paritaria”. Così il presidente Stjepan Mesic all’apertura del convegno scientifico “I rapporti croato-italiani dal 1915 al 1947”, svoltosi ieri a Zagabria, organizzato dal Dipartimento di Storia della Facoltà di Filosofia della capitale. Nel suo intervento Mesic, non ha mancato di fare un riferimento alle questioni alle quali si sta ancora lavorando “cercando una soluzione a livello bilaterale che non leda gli accordi e le convenzioni raggiunte in precedenza”.
Letture diverse
“Negli anni scorsi – ha affermato Mesic – i rapporti italo-croati hanno subito il peso dei problemi che scaturiscono dalle diverse letture dei fatti storici avvenuti nel periodo compreso tra il 1915 e il 1947, ma anche dalla messa in questione di alcune disposizioni degli accordi di pace sottoscritti dopo la Seconda guerra mondiale”. Nel prosieguo del suo intervento il capo dello Stato ha ribadito: “è superfluo rilevare la frattura provocata dal fascismo, e dalla sua politica unilaterale, tra i popoli in Istria”. Una frattura che – ha aggiunto – non si è ricucita nemmeno “nei primi due anni del dopoguerra nel territorio della prima Jugoslavia”, anni in cui – ha spiegato – sulla base dell’Accordo di Roma siglato dall’Italia e dell’NDH di Pavelic il Governo di Roma ha mantenuto il potere in Istria e in gran parte della Dalmazia”.
La responsabilità è individuale
“Dopo la capitolazione dell’Italia, nel 1943 – così Mesic –, l’Istria è stata restituita alla Crozia, ossia all’allora Jugoslavia. E nel maggio del 1945, dopo la liberazione di Fiume e l’avanzata delle truppe partigiane verso Trieste – ha aggiunto –, sono stati perpetrati dei crimini verso gli Italiani, crimini che nessuno in Croazia nega siano avvenuti”. “Di fronte a questi crimini – ha detto il capo dello Stato – non chiudiamo gli occhi, non li giustifichiamo, si tratta di fatti storici. Il numero delle vittime e altri aspetti di tali crimini dovranno essere appurati con obiettività”.
Mesic ha poi voluto sottolineare che “come non si può condannare il popolo italiano per i crimini commessi da parte italiana, così non si possono condannare i croati o altri popoli per i crimini commessi dai partigiani. La responsabilità è sempre individuale e mai collettiva.” “Il capitolo inerente alla Seconda guerra mondiale va chiuso in sintonia a quanto stabilito nell’Accordo di Parigi, negli Accordi di Roma e di Osimo che hanno risolto, tra le altre cose, anche le questioni dei risarcimenti agli optanti. Stando all’Accordo di Osimo da parte nostra vanno depositati su un conto appositamente aperto dal Governo italiano 35 milioni di dollari”.
Un importo che – stando all’opinione di Mesic – “sono destinati agli optanti.”
Riconciliazione trilaterale
Parlando quindi dell’incontro di riconciliazione trilaterale il presidente croato ha dichiarato di aver accettato la proposta dell’ex presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi di “incontrarsi con i presidenti di Slovenia e Montenegro, per chiudere il capitolo della Seconda guerra mondiale e per insieme rendere omaggio a tutte le vittime” e di aver proposto in tal senso di “creare in Istria un centro simbolico.” In tema di attualità dei rapporti bilaterali Mesic ha ripetuto di aver affrontato la questione con il presidente italiano Giorgio Napolitano e di aver stilato una dichiarazione congiunta in cui si spiega che le parole pronunciate da Napolitano in occasione del Giorno del Ricordo non erano “parole polemiche indirizzate alla Croazia” né che volevano mettere in questione gli accordi di Parigi o quelli di Osimo.