“Il Circolo di cultura istroveneta ‘Istria’, che con la posa del cippo sul sagrato del Duomo polese realizzata con la collaborazione della municipalità polese e la Comunità degli italiani di Pola, a 50 anni dalla strage di Vergarolla, ha sottratto dall’oblio generale l’eccidio avvenuto nell’agosto del 1946 a due anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, è contrario a ogni lettura di parte della strage, ad ogni sua strumentalizzazione, ad ogni utilizzo di questo tema che non sia la ricerca della Verità storica, che risulta molto più complessa delle semplificazioni che negli ultimi anni, e soprattutto nei tempi recenti, sono state fatte da più direzioni”.
Queste, infatti, rileva in una nota Livio Dorigo del Circolo “Istria”, si traducono in “un’offesa alle oltre 100 vittime della strage e a tutto il popolo istriano, che in questo modo continua ad essere usato per polemiche e per scopi che nulla hanno a che fare con i suoi problemi passati e presenti. L’Istria e la sua gente hanno pagato in prima persona l’esito disastroso di una guerra mondiale, e sulla loro pelle e sulle loro disgrazie c’è ancora chi pensa trarne un proprio vantaggio personale o per la propria parte politica… Questo è inaccettabile. Nessun singolo, nessun partito o privata organizzazione può ergersi a giudice dei responsabili della strage di Vergarolla, una vicenda complessa e triste avvenuta in un’epoca complicata, in una Pola che da campo di battaglia della Seconda guerra mondiale era subito diventata il terreno di scontro della guerra fredda. Le autorità di tutte le nazioni coinvolte nel destino di Pola non hanno mai voluto far luce su quella strage: al momento, solo gli storici possono cercare di scandagliare scientificamente le poche tracce rimaste. Ma soltanto un vero tribunale potrà individuare i colpevoli ed emettere una sentenza di condanna: un tribunale che dovrà esser per forza europeo, perché la strage di Vergarolla si è svolta negli interstizi in cui si sono annidati alcuni dei mali che impediscono ancora di costruire una vera Europa politica”.
Non esce da questa perversa logica, secondo Livio Dorigo, nemmeno il polverone suscitato dallo spettacolo “Magazzino 18” di Simone Cristicchi, “provocato da chi purtroppo non avendo idee che si ispirino a sentimenti di concordia e di pace adotta la polemica quale strumento politico e si elegge addirittura a critico letterario e teatrale di spettacoli ancora da inscenare. Da quanto si è potuto intuire dalle notizie di stampa, ‘Magazzino 18’ vuol essere un’opera coraggiosa e strumento di riflessione e di analisi critica su che cosa sia stato per l‘Europa e soprattutto per le nostre terre il cosiddetto secolo breve: un secolo che ha visto prevalere anche da noi totalitarismi, guerre di distruzione e odi tra popoli di cui sopportiamo ancor oggi le tragiche conseguenze. Abbiamo bisogno di operare per offrire ai nostri giovani che sono obbligati a vivere un destino comune, una storia condivisa che sappia abbracciare l’intero secolo breve, e che non sia conflittuale in una nuova Europa”, conclude Livio Dorigo, del Circolo di cultura istro-veneta “Istria”.
(fonte “la Voce del Popolo” 24 ottobre 2013)