Il 10 agosto del 1553 fu consacrato il nuovo Duomo di San Mauro a Isola. La costruzione del luogo religioso – resa necessaria dall’oramai insufficiente capienza di quello precedente –fu in realtà terminata già nel 1547, come rilevato da Silvano Sau, durante l’appuntamento con il “Laboratorio di storia isolana” di venerdì scorso.
La serata a Palazzo Manzioli, penultima della serie, è stata infatti dedicata ai 460 anni della consacrazione della chiesa isolana. Fu anche Pietro Coppo a scrivere dei lavori al sito, annotando che presso la Chiesa di “San Moro” urgevano interventi di ampliamento e abbellimento. Seguendo le antiche fonti, Sau ha illustrato come, nella prima metà del secolo XVI, vennero racimolati i fondi necessari all’opera, il cui valore complessivo raggiunse le 4.332 Lire.
Di queste, oltre tremila furono stanziate da vari cittadini e confraternite, mentre importi minori derivarono dalla vendita di legna e pietra a Venezia, nonché dall’introduzione di uno speciale tributo legato alla torchiatura delle olive. Con ciò si coprirono le forniture di legna, pietra, colonne, tegole come pure i lavori stessi. Lo spazio dell’ampliata chiesa risultò in tre navate con altrettanti altari (uno maggiore e due minori), nonché quattordici colonne. Successivamente gli interni vennero ornati con numerose opere d’arte, testimonianze tra l’altro del periodo rinascimentale, il cui incisivo ruolo è stato evidenziato anche in Istria.
Una delle particolari chicche del duomo isolano è senza dubbio il “San Sebastiano” di Irene di Spilimbergo, allieva di Tiziano. La chiesa venne poi ultimata nell’arco di un trentennio, con l’aggiunta dell’organo (costato altre 3.000 Lire) e del campanile. Trascorrendo alcune mattinate in “San Mauro”, Sau ha constatato quanto interesse vi fosse, da parte di curiosi e turisti, per poterla visitare, concludendo che sarebbe un bene per la città se la chiesa osservasse un orario di apertura più esteso rispetto a quello attuale. Il ciclo di conferenze sulla storia isolana, cui venerdì ha presenziato pure Maria Cristina Antonelli, Console generale d’Italia a Capodistria, si chiude il prossimo 28 novembre con l’ultimo appuntamento, nell’ambito del quale verrà presentato l’ultimo volume pubblicato dalle “Edizioni Mandracchio” in collaborazione con Ferruccio Delise. Nella stessa occasione quest’ultimo sarà insignito del premio “Isola d’Istria 2013”, per il suo impegno nel ricercare e documentare la storia isolana.
jb / “la Voce del Popolo” 29 ottobre 2013