In questi ultimi tempi, quasi a fare da contraltare al giorno della Memoria per le vittime delle Foibe, sono comparse lettere in cui traspare velatamente ma non troppo un sentimento anti-italiano. Mi riferisco a una non meglio identificata signora Tamara e ad un meglio identificato sig. Gino Sarti di Vergato. Nelle lettere si parla dei crimini compiuti dagli italiani durante la guerra nell’ex Jugoslavia. E’ indubbio che in quella sanguinosa spedizione balcanica anche gli italiani non siano stati esenti da crudeli rappresaglie; così come è stato giusto ricordare i nomi di Francesco Giunta e del gen. Roatta, che diede prova poi di formidabile centometrista nella fuga dello Stato Maggiore dopo l’8 Settembre. Nelle parole del gen. Robotti, citato dal sig. Sarti, per quanto spietate, si ravvisi almeno l’intenzione di risparmiare la popolazione civile e l’espressione “gli italiani fucilano troppo poco”” fa intravedere in realtà la reticenza e la ripugnanza dei soldati italiani ad eseguire gli ordini di uccidere per rappresaglia, cosa non dimostrabile in altri eserciti presenti in quella zona bellica, tedeschi e slavi. Vorrei ricordare che nella guerra dei Balcani ci furono più di un milione di morti , la maggior parte, secondo fonti non sospette, dovuti alle guerre interetniche (serbi contro croati, cattolici contro ortodossi, mussulmani contro cristiani, cetnici contro comunisti) in perfetta armonia con la cultura della pulizia etnica messa in atto non molti anni fa a Srebrenica e in tutto il territorio ex jugoslavo dai vari criminali Karadzic, Mladic ecc. Va quindi reso omaggio ai nostri soldati che, spinti da umanità non comune in guerra, ebbero il coraggio di disubbidire agli ordini superiori. Per quanto riguarda il tentativo di giustificare in qualche modo l’eccidio delle Foibe come ritorsione alle violenze subite in precedenza dagli slavi, è accertato che l’accostamento è storicamente insostenibile. Il massacro di istriani, fiumani e dalmati, frutto di cieca ideologia e di forsennato disegno annessionistico (parole del presidente Napoletano)fu deciso a tavolino da Tito, Kardelj e Gilas (fu quest’ultimo a rivelarlo) per sradicare, distruggere la bimillenaria presenza italiana in quelle terre. Le pietre romane, veneziane e bizantine parlano ancora al visitatore e non saranno certo sfuggite agli sguardi attenti della signora Tamara e del sig. Sarti. Fu molto di più di una pulizia etnica , fu un crimine contro l’umanità, la cultura latina e la civiltà. Questa è la verità storica. Per non dimenticare.
Aldo Stoico, Centro studi storico militari gen. Bernardini, Bologna