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Il Battaglione “Val Camonica”, dal Grappa alla Venezia Giulia (29gen15)

 

«Alcuni vetusti oggetti sono presenti nei salotti o nei cassetti di quasi tutte le famiglie italiane: foto, suppellettili, quadri, monili. Sono brandelli del passato, soprammobili ormai d’antiquariato non certo per il valore generalmente scarso, ma per la loro presunta anzianità. Appartengono alle nostre famiglie da generazioni, erano ricordi dei nonni, o forse di chi prima di loro, aveva vissuto una vita ormai dimenticata». Esordisce così Sergio Boem nella sua premessa al libro del quale è autore, Tra le pieghe di una vita, il cui sottotitolo Il Tenente Ingravalle e i dimenticati uomini del “Valcamonica” ci riconduce subito al tempo della Grande Guerra e degli immani sacrifici compiuti dai fanti italiani sugli impervi fronti del primo conflitto globale moderno. Nel suo caso, è la vicenda del nonno materno e dei suoi «dimenticati compagni» a fornire la materia del racconto lungo il quale l’autore ricostruisce per segmenti la storia del Battaglione “Valcamonica”, fondato nel 1882 in seno al 5° Reggimento Alpini, il cui bacino di reclutamento erano le alte valli lombarde. Un Battaglione presto pressoché dimenticato anche dai testi di storia, forse perché inizialmente composto da elementi al di sopra dei 30 anni e sotto i 50, «destinati […] ai servizi di seconda linea», che venne tuttavia schierato presso il Passo del Tonale, nelle vicinanze del confine con l’Austria. La svolta, per così dire, per il Battaglione arrivò con il suo schieramento, nel giugno del 1915, sui laghi di Presena, ed è a questo reparto che giunse nel marzo 1916 il protagonista del libro, l’alpino «aspirante ufficiale» Ubaldo Ingravalle, romano di lontana origine dalmata, «un pallido e sperduto borghese di città, senza alcuna esperienza militare e abituato piuttosto al’uso del pennino» che molto rapidamente avrebbe dovuto assuefarsi, al pari degli altri, alle durissime e drammatiche condizioni delle trincee.

 

Boem narra con efficacia e partecipazione il rapido “apprendistato” militare del nonno sulle vette, nel settore di Monte Rombon, in quell’inverno del 1916 straordinariamente nevoso e gelido con -30 sulle cime e masse gigantesche di neve pronte a trasformarsi in valanghe per instabilità. Trasferito nel 1917 nel Trentino orientale sulla catena del Lagorai, il “Valcamonica” si trovò successivamente coinvolto nella ritirata di Caporetto, immensa e disperante tragedia riscattata dalla caparbietà eroica e rabbiosa dei soldati italiani ai quali il «nemico» aveva sottratto e occupato case e valli e sequestrato le famiglie. Dislocato nel novembre del 1917 sul Monte Fontanasecca a suo presidio, il Battaglione di Ingravalle subì ripetuti furiosi attacchi da parte degli imperiali, in un susseguirsi di dispiegamenti che l’autore ricostruisce con perizia e visibile pietas sino a quando la «fronte», come a quel tempo si diceva, del “Valcamonica” fu quindi portata sul massiccio del Grappa, in una guerra di posizione infinita e sfibrante.

 

Ma la vicenda di Ingravalle non termina con la vittoria dell’Italia, ha infatti una sua prosecuzione nel tragico epilogo della seconda guerra mondiale, occupata Gorizia – dove egli risiedeva colà trasferito al Comando zona militare –, dai partigiani jugoslavi, con tutte le conseguenze che Boem rievoca e che gli italiani della Venezia Giulia ben hanno conosciuto, non mancando egli di ricordare come «molti delle minoranze croate, bosniache e slovene avevano già combattuto gli italiani sul Carso o sul Piave nel 1918», il «cui unico collante» poté essere «l’odio verso gli italiani». Belle, ancorché meste, pagine l’autore dedica all’esodo giuliano-dalmato, e ben condivisibile le riflessioni sull’oblio colpevole della nazione rispetto alla memoria che deve agli uomini e agli eventi della Grande Guerra: «ingiusto e dannoso dimenticarli», asserisce, «noi forse, non abbiamo ideali così alti, né prove così ardue da affrontare».

 

Il volume di Boem offre dunque un valido e partecipato contributo di conoscenza, a fronte del quale la modesta presentazione di Giancarlo Maculotti dispiega tutti i luoghi comuni dell’«inutile strage» e della retorica postuma, sollevando dalla fatica di applicarsi alla storia e di coglierne, per studiarla, le dinamiche e gli esiti, che passano sempre attraverso gli uomini e le nazioni.

 

Patrizia C. Hansen

 

Sergio Boem, Tra le pieghe di una vita. Il Tenente Ingravalle e i dimenticati uomini del “Valcamonica”,

Circolo culturale Ghislandi, Brescia 2014, pp. 179, € 15,00

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