Il cosiddetto Trattato di pace di Parigi, siglato il 10 febbraio 1947, chiedeva all’Italia di ‘restituire’ alla Jugoslavia l’Istria, con le città di Fiume e Zara e le isole di Cherso e Lussino [ 836.129 abitanti censiti]. Nonché prevedeva il diritto da parte jugoslava di requisire tutti i beni dei cittadini italiani. Il 31 luglio il testo del trattato fu presentato all’Assemblea Costituente, che doveva decidere se ratificarlo o meno: alla fine venne approvato, con ben 262 voti per la ratifica su 410 presenti, contro 68 no, ed 80 astenuti. Votarono contro Benedetto Croce Storico e Vittorio Emanuele Orlando che in un lungo ed articolato intervento così tra l’altro si espresse: “Trieste.. Pola e Fiume e Zara: Nomi di città che ricapitolano tutte le ansie e tutte le speranze, tutti i dolori e tutte le gioie della storia d’Italia dal 1860 al 1919, redente dal sangue di seicentomila caduti, fiore della giovinezza italiana; città, che danno al mondo la lezione eroica di un plebiscito in cui il voto è espresso col sacrificio supremo dell’abbandono in massa della propria terra e di ogni cosa diletta più caramente; la feroce amputazione di questa Venezia Giulia, che da secoli difende la sua italianità contro tutte le invasioni di tutti i barbari calati in Italia in tutti i tempi, onde, fucinata in queste prove , è quella, fra tutte le altre Regioni, dove l’italianità è più profonda, più intima, più pura”.
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