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Canberra, ricordo e commozione dei giuliani d’Australia (20feb15)

 

Con la legge sul Giorno del Ricordo nel 2005 il governo italiano ha voluto attirare l’attenzione sull’immensa tragedia consumata sul confine orientale italiano, l’esodo di circa 350.000 connazionali fiumani, istriani e dalmati, e la morte nelle foibe di circa 15.000 persone innocenti. Dopo l’occupazione di queste terre da parte dei partigiani comunisti di Tito, per chi non era disposto a sottomettersi al nuovo regime comunista o correre il rischio di essere ammazzato c’era solo la via dell’esilio, cioè l’abbandono di casa, terreni, famiglia e amici. Sono le ingiustizie e le sofferenze patite da questi connazionali che anche a Canberra ogni anno, per iniziativa dell’Associazione Giuliani, viene organizzata una sobria cerimonia al Centro Culturale Italiano dove, una decina di anni fa, era stata affissa una targa commemorativa.

Il programma di domenica 8 febbraio prevedeva anzitutto la S. Messa nella maestosa cattedrale di San Cristoforo; la cerimonia ufficiale al Centro Culturale Italiano, e poi un conviviale pranzo all’Italo-Australian Club. A celebrare il rito religioso l’arcivescovo Christopher Prowse che aveva subito invitato i fedeli a pregare assieme in ricordo delle vittime della guerra. Durante la sua omelia, incentrata sulla piaga attuale del traffico umano, Prowse ha sottolineato l’importanza della dignità umana e della giustizia. La messa solenne, cantata da uno stupendo coro, nonché il profumo dell’incenso, hanno creato il tono giusto per una dovuta riflessione sull’uccisione e l’esilio di migliaia di persone innocenti. Un centinaio di persone si è poi riunito al Centro Culturale per la cerimonia ufficiale. Tra queste c’erano il Co.l Antonio Coppola (l’Addetto alla Difesa), l’arcivescovo Prowse, presidenti e rappresentanti dei circoli giuliano-dalmati di Sydney e quelli di associazioni italiane di Canberra.

Dopo l’esecuzione dell’inno nazionale australiano e quello italiano, il presidente dell’Associazione Giuliani di Canberra, Mario Donda, ha preso il microfono per dare il benvenuto a tutti e ringraziare l’arcivescovo. Ha poi menzionato i vari rappresentanti di associazioni di Canberra presenti (Franco Papandrea, Gabriella Genero, Cellina Benassi, Franco Macor, Vincenzo Ciano, Giovanni Di Zillo, Mariangela Millucci ed Yvette Devlin). Donda ha anche ringraziato i rappresentanti dei circoli di Sydney: Romeo Varagnolo (vicepresidente Federazione Austrialiana Circoli Giuliano-Dalmati, e presidente Associazione Giuliani Sydney), Aldo Gortan (segretario Associazione Giuliani Sydney) e Daniele Velcich (presidente Associazione S. Maria di Cherso Sydney).

Donda ha quindi letto un discorso basato su un messaggio di Dario Locchi, il presidente dei Giuliani nel Mondo. Il discorso ha sottolineato l’importanza di questa solennità nazionale che finalmente riconosce la tragedia delle foibe e dell’esilio come parte integrante della storia nazionale. “Ricordare, con equilibrio e serietà, un pezzo feroce e scomodo della nostra storia, è un’occasione per coltivare, senza risentimenti, ma con profonda e lucida consapevolezza, la volontà di togliere dalla nostra vita civile […] le ragioni e le motivazioni che furono all’origine di questa tragedia e cioè le ideologie totalitarie del novecento fondate su miti della razza e della classe” ha letto Donda, aggiungendo “Dobbiamo […] essere memori di ciò che è accaduto ma protesi a realizzare, per il futuro dei nostri figli, un mondo diverso dove l’odio sia sostituito dal dialogo e dalla voglia di camminare insieme”.

In conclusione, Donda ha affermato che mentre l’Italia “ha fatto ripetutamente e pubblicamente ammenda per gli errori compiuti dal fascismo […] non altrettanto può dirsi per gli Stati nati dalla dissoluzione della Jugoslavia di Tito. […] L’auspicio è che anch’essi giungano […] al pieno riconoscimento degli errori e dei crimini commessi dal comunismo e dal nazionalismo jugoslavo durante e al termine della seconda guerra mondiale”.

Il Col. Coppola, in rappresentanza dell’ambasciatore Zazo che si trovava impegnato fuori Canberra, ha iniziato il suo intervento citando l’ex presidente Ciampi che nel 2006 aveva affermato che gli eventi del passato devono essere ricordati non per coltivare l’odio ma per insegnare a noi tutti come comportarsi in futuro. “Purtroppo oggi ci sono tante tragedie dovute ad intolleranza e discriminazione contro i più deboli. Dobbiamo accettare le differenze, che sono un arricchimento della società […] e speriamo che in futuro questi episodi non si ripetano più” ha proseguito Coppola. Prima di concludere, ha ringraziato i giuliani per questa iniziativa.

Anche Romeo Varagnolo, in rappresentanza della Federazione, ha ricordato il passato e soprattutto l’occupazione di Trieste da parte dei partigiani di Tito, sottolineando con passione che quelle terre del confine orientale erano italiane – “i ruderi sono italiani”. “Siamo stati due volte esuli: prima via dalle nostre zone occupate, e poi via dall’Italia – verso l’America, il Sud Africa, l’Australia” ha quindi affermato. Varagnolo ha concluso citando l’ex presidente Napolitano che nel 2007 aveva dichiarato, in inglese, che questi fatti erano stati una “extreme retaliation against the Italians […] sinister ethnic cleansing […] huge ferocity of foibe – one of the barbarities of the 20th century”. Varagnolo stesso ricorda di aver visto, da bambino, le truppe di Tito mitragliare la gente in piazza che festeggiava la fine della guerra.

Per completare la cerimonia ufficiale sono state deposte ghirlande da Donda, Varagnolo, Gortan, Velcich e Ettore De Borzatti in rappresentanza dei fiumani di Sydney – il tutto al suono della commovente aria di Verdi Va’ pensiero. De Borzatti, fiumano di Canberra, si è poi lasciato fotografare vicino ad uno stendardo da lui trovato nella casa del padre che aveva combattuto accanto a D’Annunzio a Fiume. Sullo stendardo ci sono i seguenti versi del poeta: “D’Italia i figli siamo/il sangue ci affratella/quale legame abbiamo l’italica favella/ lo studio ed il lavor, la patria sempre in cor”.

Dopo tutta questa sobrietà, l’umore è cambiato una volta raggiunto il club per il pranzo al quale era presente un’ottantina di persone, incluso la decina venuta da Sydney per l’occasione.

 

 

Yvette Alberti Devlin

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