Si celebra martedì 10 febbraio il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e i 350mila profughi istriani, che si rifugiarono nei 108 centri di raccolta allestiti in tutta Italia. Uno di questi era a Laterina.
In realtà, quella del campo di Laterina è una storia complicata, che in pochi oggi conoscono. Valdarnopost l’ha ricostruita in questo dossier: Laterina, un ventennio di storia raccontato attraverso il campo n°82. In breve: a partire dalla Seconda Guerra Mondiale quel campo, situato nella piana, in mezzo all’attuale insediamento artigianale e produttivo, è stato nella storia prima di tutto un campo di concentramento per prigionieri di guerra; poi campo di prigionia controllato e gestito dai tedeschi; e infine, nel 1948, il Ministero dell’Interno italiano lo convertì in campo di accoglienza dei profughi dell’esodo istriano. (Qui la storia per intero). Anni di storia italiana racchiusi dentro baracche circondate da un filo spinato, che ospitarono, fra il ’48 e i primi anni ’50, un totale di circa tremila persone: vivevano insieme, in lunghe baracche in stile caserma, inizialmente separati soltanto da coperte appese a corde di metallo. Poi, con gli anni, la vita nel campo si organizzò, tanto da formare un piccolo paese dentro il paese: con una chiesa, un parroco, una scuola elementare e materna, una infermeria, un medico, delle piccole botteghe. […] La testimonianza qui sotto è di Giulio Sabatti, che fu esule nel Campo raccolta profughi di Laterina quando era appena un bambino. L’ha raccolta l’Anvgd di Arezzo, in un lungo e accurato lavoro di ricerca portato avanti in particolare dal delegato dell’associazione Claudio Ausilio.
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