“Luciano Giuricin è stato uno degli autentici protagonisti, forse l’ultimo, della nascita del gruppo nazionale italiano, che tanto ha donato in maniera disinteressata alla sua comunità e alla sua terra, offrendo il meglio di sé stesso con profondo senso d’orgoglio per avere contribuito a difendere la dignità dei ‘rimasti’, senza nulla chiedere per sé stesso, ed esponendo spesso la sua persona a severi rischi forieri di possibili tragiche ricadute sull’incolumità sua e dei suoi cari. Lo confermano ampiamente il suo impegno negli anni Sessanta e Settanta nella lotta per l’affermazione, assieme ad Antonio Borme, della soggettività e dell’autonomia delle strutture della minoranza e quindi, alla fine degli anni Ottanta, nell’imminenza del crollo dell’ex Jugoslavia, la sua convinta adesione alle istanze di ‘Gruppo ’88’ e del ‘Movimento per la Costituente’, per il rinnovamento democratico e il riscatto politico e civile degli italiani adriatico-orientali. Un programma che era ed è qui una missione in costante divenire: un’eredità, un grande patrimonio in cui Luciano ha sempre creduto e nel quale noi, in particolare quelli del CRS, continuiamo a credere”. Giovanni Radossi ha concluso così il suo ricordo di Luciano Giuricin. Quasi un volere ribadire – dopo aver dato lettura a una biografia e a un elenco di opere che “almeno per quanto riguarda i numeri – oltre 60 saggi e 10 libri – anche gli accademici di gran fama fanno fatica ad eguagliare” – che, per citare Foscolo, “uno sopravvive fino a quando c’è qualcuno che lo porta dentro”, continuando la sua opera.
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