Ore 14 e 10 del 18 agosto 1946. Un’enorme deflagrazione devasta la spiaggia di Vergarolla a Pola presso la sede della società canottiera “Pietas Julia”, dove si stavano svolgendo le gare natatorie della “Coppa Scaroni”, grande manifestazione sportiva a cui avevano aderito centinaia di persone, tantissime famiglie coi bambini per dare vita, come proposto dal giornale “L’Arena di Pola”, a una delle ultime grandi manifestazioni di italianità. L’esplosione di una trentina di mine antisbarco, o, secondo altre ricostruzioni, di una ventina di bombe antisommergibile tedesche e alcune testate di siluro, provocò un’ecatombe, polverizzando letteralmente decine di corpi, causando almeno 65 vittime accertate (ma secondo varie fonti i morti furono oltre un centinaio). Incidente o attentato? Per oltre mezzo secolo la vicenda, mai del tutto chiarita, è rimasta al centro di aspri confronti ed è tuttora fonte di accesi dibattiti.
La commissione d’inchiesta britannica accertò, pur senza riuscire a individuare i responsabili e i mandanti dell’eccidio, che si trattò di un atto intenzionale: ” Gli ordigni – affermarono gli inglesi – furono fatti deliberatamente esplodere da persone sconosciute”. Per Pola quell’ecatombe segnò lo scollamento definitivo, rafforzando, con il dilagare del senso dell’ineluttabile, della paura, della rassegnazione, dell’insicurezza, la convinzione che la popolazione italiana se ne sarebbe dovuta andare.
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