L’esempio illuminante arriva da un vecchio e fatiscente edificio di via Re Tomislao, dislocato nel nucleo storico di Spalato e quasi incollato alle strutture del bimillenario, o quasi, Palazzo di Diocleziano. Dal tetto dell’inguardabile casa spunta nientemeno che un platano, albero che ha trovato dunque le condizioni ideali per crescere e puntare le sue chiome verso il cielo. Non stiamo però parlando di un giardino, bensì di un’area urbana, storicamente suggestiva e che l’Unesco ha voluto 35 anni fa inserire nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità, ponendola sotto tutela. Dovrebbe trattarsi di una zona, quella appunto del Palazzo di Diocleziano e del nucleo medievale di Spalato, ben curata, valorizzata, protetta. A prescindere dai costi. Invece non è così e di recente il locale Dipartimento per la conservazione dei beni culturali ha inviato una relazione di un centinaio di pagine al sindaco spalatino Ivo Baldasar (origini italiane), facendogli presenti i punti critici in quest’area. I problemi sono tanti, dalle abitazioni in rovina alle tegole e camini che potrebbero venire giù da un momento all’altro, dagli infissi in Pvc (che obbrobrio) ai climatizzatori e quant’altro.
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