«Non si è parlato» a lungo, dice Napolitano, «per nulla» secondo Moni Ovadia, delle atrocità «dell’occupazione nazista e, purtroppo, anche fascista italiana, nei Balcani, mentre si è rivelata abbastanza presto la tristissima realtà della reazione Jugoslava e titina a quella traumatica esperienza. Parlo quindi della persecuzione degli italiani, parlo della foibe. Su questo è calato ben presto, dagli anni 50 in poi, un silenzio ufficiale perché c’erano delle ragioni geopolitiche che spingevano l’Italia ad avere un rapporto di particolare considerazione con la Jugoslavia di Tito che aveva rotto con Stalin. Si pensò probabilmente che puntare i fari accesi su quelle vicende orribili, che naturalmente erano state anche motivo di vergogna per chi le avesse effettuate, non era conveniente». A parlare è Giorgio Napolitano, ex presidente della epubblica e oggi senatore a vita, ospite ieri sera di “D-Day”, trasmissione condotta dal direttore del Messaggero Veneto, Tommaso Cerno, in prima serata sui Rai3, per riflettere, con uno sguardo nuovo, anche grazie a filmati inediti e testimonianze, sulla Seconda guerra mondiale a 70 anni dalla sua fine.
LEGGI L’ARTICOLO