Il caso dei risarcimenti “sospetti” ha innescato un’indagine delle forze dell’ordine italiane e slovene. A muoversi per prima è stata la Digos di Trieste, che ha già convocato numerosi esuli per acquisire documenti e testimonianze. Un caso dalle proporzioni impressionanti: stando alle stime dell’Unione degli istriani, sono tra le 1.500 e le 1.800 le persone che hanno beneficiato in modo improprio degli indennizzi per una cifra complessiva di circa 700 mila euro. L’inchiesta ora è nelle mani della Policija, che sta ricostruendo passo dopo passo la vicenda. Perché i sospetti si addensano oltreconfine, sul giro di avvocati sloveni che avrebbero convinto i triestini a firmare la documentazione da presentare alla commissione di Lubiana per ottenere i soldi. Un errore nell’interpretazione delle norme, visto che – come affermato dal ministero della Giustizia straniero e pubblicato ieri dal Piccolo – «i risarcimenti non sono dovuti agli italiani»? O una precisa volontà di imbrogliare gli esuli? Magari facendo sottoscrivere documenti, non tradotti, come accaduto, in cui si dichiara la cittadinanza oltreconfine? Detta in altri termini: qualcuno ha firmato senza sapere cosa. Questo con una presunta complicità della commissione ministeriale di Lubiana preposta alla verifica delle richieste di rimborso.
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