Era l’inverno di undici anni fa quando il Parlamento italiano accolse, quasi all’unanimità, la legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituiva il Giorno del ricordo. Un atto molto tardo da parte dello Stato, attraverso il quale desiderava riconoscere i drammi del Ventesimo secolo che avevano investito le terre dell’Adriatico orientale, sradicato la sua popolazione italiana – che secolarmente conviveva con altre identità – e prodotto una cesura senza precedenti. Questa nota propone solo qualche appunto sulla composita dimensione di un’area in cui s’intersecano identità, lingue, culture ma anche immaginari diversi. Terminate le controversie per la delimitazione territoriale tra la Jugoslavia e l’Italia, che si protrasse per quasi un decennio, soprattutto per il nodo di Trieste, nel Bel Paese scese un velo di silenzio.
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