LA «BRAZZERA» RISCHIA IL DEGRADO
Appello della Lega Navale: «Salviamo la storica Antal del velista Schiattino»
di GIUSEPPE PALLADINI
Il sogno di Ovidio Schiattino, dalmata doc molto noto negli ambienti nautici – quello di regalare alla città la sua amata brazzera «Antal» e vederla nuovamente navigare, come ha fatto per anni in Istria e in Dalmazia – potrebbe avverarsi se Trieste saprà rispondere.
In questo caso l’appello, destinato a reprire i fondi necessari al restauro di questa imbarcazione storica (la stima dei lavori è sui 130 mila euro) viene dalla Lega Navale, che si è impegnata ad accogliere «Antal» nella sua flotta sociale, e a curarne l’onerosa gestione e manutenzione, per destinarla a usi didattici e farla partecipare a manifestazioni per barche d’epoca.
La decisione di rivolgere un appello alla città si è concretizzata l’altra sera, quando il direttivo della Lni ha approvato la proposta del presidente Ennio Abate di lanciare una sottoscrizione pubblica, le cui modalità sono ancora da stabilire.
«Sollecitati dall’associazione ”Operaviva”, che si occupa di valorizzare il patrimonio nautico – spiega Abate – abbiamo battuto varie strade per recuperare questa brazzera che è un’importante testimonianza delle tradizioni nautiche e culturali dell’Adriatico. I contatti informali con enti, banche e altre istituzioni non hanno avuto grande esito – aggiunge – e quindi l’unica possibilità di salvare ”Antal” è una pubblica sottoscrizione, che coinvolga i cittadini. Se la risposta sarà promettente, anche enti e associazioni non mancheranno di dare il loro supporto».
Se il problema sono i finanziamenti, non altrettanto lo sono le competenze tecniche necessarie a rimettere in sesto «Antal», che da qualche anno attende migliori fortune in un capannone alle foci del Timavo. La disponibilità ad eseguire il «restauro» è stata infatti data dai fratelli gradesani Alfonso e Sergio Camuffo, titolari uno degli ultimi squeri, da decenni impegnati nella riparazione dei pescherecci.
La storia di «Antal» ha dei tratti che non hanno nulla da invidiare a un romanzo, e affonda nella grande passione per il mare di Ovidio Schiattino, nato a Zara 86 anni fa da genitori entrambi di Lissa, ex professore di ginnastica e anche allenatore della nazionale della nazionale di nuoto alle Olimpiadi di Roma.
Fin da piccolo Schiattino ha navigato fra le mille isole della Dalmazia. Il padre, comandante di navi, gli fece giurare che non avrebbe mai fatto il marinaio, ma alla passione non si comanda. Le barche a vela furono il logico approdo. Dopo il beccaccino e il «550», negli anni Sessanta puntò su una barca che gli ricordava l’infanzia, la brazzera, quando questa tipica imbarcazione faceva parte del paesaggio della Dalmazia.
Bisognava però trovare qualcuno che sapesse costruirla. La ricerca ebbe felice esito nel 1965, quando Schiattino individuò il costruttore giusto, in Dalmazia ovviamente. Lo squero era quello di Miro Markov, vecchio maestro d’ascia a Kramina, sull’isola di Murter. Il legno, rovere di Slavonia e pino stagionati a regola d’arte, fu procurato dal capitano Milutin di Zara.
Per il varo la data non fu scelta a caso: il 21 luglio 1966, centenario della battaglia di Lissa (l’isola dei suoi genitori). Raggiunta Trieste dopo qualche mese, da allora Schiattino e sua moglie Silvia (nota negli ambienti nautici come «la marescialla») hanno navigato con «Antal» per molti anni in Dalmazia e in Istria, suscitando interesse e curiosità nei velisti «moderni» e, racconta lo skipper dalmata con un pizzico di orgoglio, senza mai entrare in un marina.