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Alida Valli e Nazario Sauro: due icone dell’italianità istriana

 

Il Vicepresidente di Cineforum Italiano – CINIT Alessandro Cuk è un grande conoscitore della cinematografia, con particolare riferimento ai film ambientati al confine orientale italiano, argomento cui ha dedicato varie opere, tra cui “La questione giuliana nei documentari cinematografici”, “Il cinema di frontiera. Il confine orientale” e, infine, “Alida Valli da Pola a Hollywood e oltre”. Quest’ultima è stata presentata lunedì 30 ottobre a Roma presso la prestigiosa Sala Scuderie di Palazzo Altieri, sede dell’ABI, nell’ambito di un evento coordinato e introdotto da Donatella Schürzel (Presidente del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia). Nella splendida location dell’evento, realizzato anche in sinergia con il Prof. Giuseppe de Vergottini (Associazione Coordinamento Adriatico), ha inizialmente portato un saluto istituzionale Alessandra Tallarico, Consigliere del IX Municipio, nel quale ricade il Quartiere Giuliano-Dalmata, storico luogo di insediamento degli esuli adriatici nella capitale. Nel folto pubblico erano presenti anche gli studenti del Liceo Artistico Statale di via Ripetta ed i loro colleghi del Liceo italiano di Fiume, giunti nella capitale nell’ambito di uno scambio culturale giunto grazie all’organizzazione della prof.ssa Schürzel ormai alla quindicesima edizione (la prima che ha visto coinvolto il Ripetta).
Presentando il suo nuovo libro, Cuk ha ricordato i principali capolavori in cui Alida Maria Laura von Altenburger (questo il vero nome dell’attrice nata a Pola nel 1921) si è cimentata, da “Senso” di Luchino Visconti a “Il caso Paradine” di Alfred Hitchcock (suo grande estimatore) passando per “Piccolo mondo antico” di Mario Soldati: «Nel suo primo ruolo da protagonista in “Il feroce Saladino” – ha segnalato il vicepresidente di Cinit – la Valli ebbe come regista Mario Bonnard, il quale, scorrendo un elenco telefonico, scelse per lei questo “cognome d’arte”. Egli avrebbe poi diretto “La città dolente”, pellicola dedicata al terribile esodo da Pola, città natale dell’attrice»
E al suo legame con l’Istria era dedicato l’intervento di Giuliana Budicin (Mailing List Histria), la quale ha in particolare ricordato l’intervista rilasciata a Il Giornale in cui la Valli raccontò di aver rifiutato un’onorificenza croata, poiché le sue origini polesane erano assolutamente italiane: nonostante le polemiche portate avanti dal quotidiano croato Jutarnji List, il Comune di Pola le avrebbe poi intitolato una sala cinematografica. Molto intimistico il contributo dell’attore Pierpaolo De Mejo, nipote di Alida Valli, della quale ha ricordato la nostalgia che manifestò sempre per il mare istriano, anche se poi doveva ammettere sconsolata che «laggiù a Pola nessuno mi aspetta più»; nonostante le accuse piovutele addosso nel dopoguerra di essere stata amante di gerarchi fascisti, l’attrice spiccò il volo verso Hollywood ed il grande successo: avrebbe sempre e comunque affrontato queste ed altre avversità con l’ironia. Un prezioso riconoscimento a quanto di bene ha fatto per il cinema italiano Alida Valli è quindi giunto da Paolo Masini (Consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Franceschini), il quale ha evidenziato attraverso la sua carriera l’importanza del cinema per veicolare un messaggio, con particolare riferimento ai temi legati alla memoria.
Nazario Sauro è stato quindi rievocato da Cuk attraverso due brevi documentari d’epoca poco noti e di recente riportati meritoriamente a nuova vita dall’Istituto Luce. Nel primo è stata immortalata l’inaugurazione nel 1935 del monumento al martire irredentista nella natia Capodistria, finalmente entrata a far parte del Regno d’Italia; il secondo, intitolato “Nazario Sauro eroe del mare”, era incentrato sulla traslazione della bara di Sauro da Pola al Sacrario del Lido di Venezia nel 1947 a bordo della motonave Toscana assieme a centinaia di polesani che anche quel giorno abbandonavano il capoluogo istriano per esodare in Italia prima che la città venisse definitivamente ceduta alla Jugoslavia di Tito. Se soltanto un film (“Fratelli d’Italia” del 1952) è stato dedicato alla figura della Medaglia d’oro al Valor Militare alla Memoria, l’autore teatrale Emanuele Merlino ha ricordato che nel film “Arrangiatevi” del 1959, Totò ha con un esule istriano un battibecco, nel quale una battuta è dedicata pure a Sauro, a dimostrazione che all’epoca il Tenente di Vascello capodistriano era ben noto all’italiano medio. Una volta ricordate la generosità di Sauro che accorse assieme ad altri volontari irredenti in soccorso delle vittime del terremoto della Marsica nel gennaio 1915 e che prima della Grande Guerra si adoperò pure per l’indipendenza albanese dal dominio ottomano, la parola è passata a Marino Micich. Il presidente dell’Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata nel Lazio, ricordando che nel giorno della conferenza ricorrevano i 99 anni dal proclama di appartenenza all’Italia da parte del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume, ha segnalato come Sauro abbia fatto parte degli oltre 2000 volontari giuliani e dalmati che esfiltrarono per arruolarsi nel Regio Esercito durante la Prima guerra mondiale, rischiando il capestro per tradimento qualora fatti prigionieri, come in effetti accadde a Sauro. Micich ha concluso evidenziando che uno dei cinque figli del martire, Libero, fu poi Presidente dell’ANVGD, mentre le maestre del Villaggio giuliano-dalmata si peritarono di trasmettere ai giovani esuli o nati in Campo Profughi la memoria di queste eccelse figure patriottiche.

 

Lorenzo Salimbeni

 

 

 

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