Da "La Gazzetta del Mezzoggiorno" del 9 luglio 2008
In data 3 luglio 2008 Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio del venerabile Servo di Dio Don Francesco Bonifacio, morto in “odium fidei” l’11 settembre 1946, firmando il decreto di beatificazione in attesa che venga concordato il luogo e la data della solenne beatificazione.
La Delegazione Provinciale dell’ANVGD di Barletta, retta dal prof. Giuseppe Dicuonzo ha accolto con grande gioia l’evento che rappresenta un atto di giustizia che salda tutto il popolo di Dio e apre una porta sulla verità.
Brevemente una biografia di un uomo semplice.
Nato a Pirano (Istria) nel 1912 da una famiglia umile e profondamente cristiana, don Francesco era il secondo di sette figli. Fu ordinato sacerdote nel 1936 nella Cattedrale di San Giusto a Trieste,ebbe il suo primo incarico a Cittanova e successivamente assunse la responsabilità della curazia di Villa Gardossi, vicino a Buie, in Istria. Case sparse, senza luce, l’acqua molto lontana. Don Francesco iniziava la sua giornata alle cinque del mattino recandosi in Chiesa dove celebrava la messa; dopo andava a scuola per insegnare catechismo. Visitava, inoltre, ogni giorno, le famiglie della zona specie se c’era un ammalato,distribuendo quel poco che aveva ai poveri. Ma con il finire della guerra l’Istria fu ceduta agli slavi che, tra l’altro, iniziarono anche una persecuzione antireligiosa e anticattolica che fu una delle caratteristiche essenziali dell’ondata di violenza e di terrore nota come la più efferata “pulizia etnica,genocidio” perpetrato ai danni del popolo italiano delle terre del Nord-Est ad opera del dittatore Tito.
Don Bonifacio l’11 settembre del 1946 (aveva 34 anni) tornando verso casa dopo una visita a Grisignana, venne fermato da due uomini dell’Ozna (la cattiva guardia del popolo). Un contadino che era nei campi chiese loro di lasciar andare il suo prete ma fu allontanato brutalmente e minacciato perché non dicesse nulla di ciò che aveva visto. Poco dopo le guardie con don Francesco sparirono nel bosco. Don Francesco fu spogliato e deriso, ma chiese perdono per i suoi aggressori. Accecati dalla rabbia questi cominciarono a colpirlo con calci e pugni: il sacerdote si accasciò tenendo il viso tra le mani ma non smise di pregare. I suoi carnefici tentarono allora di finirlo scagliando una grossa pietra in viso, ma il curato pregava ancora. Altre pietre lo finirono. Da allora non si seppe più nulla di lui. Il suo corpo scomparve, gettato nella foiba di Martines, profonda 180 metri.
Voglio concludere con le parole di Lucio Toth, Presidente Nazionale ANVGD, “Bonifacio era un italiano d’Istria ed un sacerdote di Cristo. Oggi la Chiesa lo riconosce come martire della fede”.
Giuseppe Dicuonzo, Delegazione ANVGD di Barletta-Andria-Trani