“Sarà un’edizione dedicata all’incontro”. Così Renzo Codarin, Presidente del CDM, nel presentare questo secondo appuntamento con il Salone del libro dell’Adriatico Orientale, La bancarella, che si svolgerà a Trieste, al Salone degli Incanti (ex Pescheria) dal 2 al 6 maggio.
Tre gli spazi-pedana da “vivere” durante la kermesse: sarà contrassegnato di giallo l’incontro per i più piccoli e le mostre, di verde quello per gli espositori e mostre e sarà azzurro per le conferenze e gli eventi serali, ovvero i colori del libro-logo della manifestazione. I contenuti?
“Le collaborazioni, le possibili sinergie, i significati dell’operare in accordo su un territorio di comune cultura – risponde il Presidente Codarin -, dove affondano le nostre radici ma dove oggi possiamo immaginare anche un nostro futuro”.
Che cosa significa organizzare una manifestazione come La bancarella?
“Lo sforzo organizzativo è notevole anche in considerazione del fatto che quest’anno l’appuntamento si svolge in un contesto molto particolare: al Salone degli Incanti. L’ex Pescheria, infatti, è uno spazio prestigioso che aggiunge valore all’incontro”.
In che senso?
“Diciamo che per noi, gente di questa terra, la Pescheria non è solo un luogo, una destinazione, un ambiente da riempire per alcuni giorni di libri, eventi, dibattiti, mostre e quant’altro previsto dal programma. Pensiamo alla storia di questo edificio e alla sua funzione, è stato per tanto tempo il cuore del commercio ittico dell’Adriatico orientale. Qui si davano convegno grossisti e genti della nostra costa, per vendere e comprare, ma anche per “ciacolar” in questo nostro dialetto fiorito nel quale ogni località infila qualcosa di diverso e curioso. Ebbene, ci sarà un momento della manifestazione, in cui sentiremo sior Bortolo e siora Nina, intonare quella loro cantilena “orade orade, ociade ociade”. Possiamo non essere d’accordo su tante questioni oggi, noi uomini di questo secolo, ma sulle tradizioni, sulla lingua, su usi e costumi non ci sono dubbi, ci riconosciamo con semplicità. Ed è su queste riflessioni che vogliamo portare il dibattito”.
Il programma è molto intenso, difficile seguirlo tutto.
“Abbiamo voluto riservare uno spazio per chiunque voglia entrare in Pescheria, nei vari momenti del giorno. Ci sarà qualcosa da seguire per lo specialista e per il visitatore occasionale. E’ importante capire che lì si sta svolgendo qualcosa di speciale, che si sta parlando di genti dell’Adriatico Orientale e che queste persone hanno cose importanti da comunicare sia si tratti di parlare di centri studi, università, o singole case editrici”.
L’anno scorso c’era stata un’unica mostra di Cesco Dessanti dedicata a Biagio Marin, questa edizione sarà all’insegna degli allestimenti. Come mai?
“E’ vero, ci saranno un allestimento dedicato agli artisti di Trieste, Istria, Fiume e Dalmazia, una mostra per i ragazzi sui nostri racconti popolari, una mostra sulla pietra d’Istria, dei pannelli sul costruendo Civico Museo della civiltà istriana. Il suggerimento è venuto dall’ambiente stesso. La Pescheria si presta benissimo ad un allestimento articolato e poi, diciamo la verità, non è forse questa la nostra ricchezza, la possibilità di uscire allo scoperto con un’offerta così ricca senza alcuna difficoltà ad unire in uno spazio autori così diversi, che hanno raggiunto sicura fama grazie anche alle spinte di una formazione avvenuta proprio su questo nostro territorio, così controverso eppure stimolante? Ma, soprattutto, quanta consapevolezza c’è oggi della ricchezza che ci contraddistingue come popolo di questa terra? Basterà fare un giro in bancarella durante le cinque giornate del Salone del libro, per rendersene conto”.
La filosofia di questa edizione, quindi?
“Stare insieme, ragionando di libri, ma soprattutto di progetti e della possibilità di unire le forze nel costruire qualcosa di importante a beneficio di tutti. Conoscersi, far uscire dagli ambiti altrimenti deputati ed esclusivi, iniziative, titoli, idee per affermare la vitalità di un mondo giuliano-dalmato che esiste, c’è, ed ha bisogno di creare una rete di nuovi contatti e sinergie per proiettarsi nel futuro. E’ la filosofia della società moderna, a livello mondiale, e noi, nel nostro piccolo, che poi così piccolo non è, ricordiamoci che siamo presenti dappertutto, in tutti i continenti, abbiamo il dovere di tentare di salvare un universo di micro e macro realtà che segnano la nostra unicità. E’ quanto dobbiamo a noi stessi e al prossimo”.
Anche con iniziative come questa?
“La bancarella è solo il tassello di un mosaico che dobbiamo comporre e riportare a galla, rendendolo consono alle necessità di questo nuovo secolo e della nuova Europa che aprono le porte anche alla nostra volontà, mai per altro sopita, di resistere e crescere per dare spessore alla nostra sana italianità di gente semplice e, non ultimo, ai nostri valori religiosi”.
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