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Capodistria: viavai di Triestini nella casa della droga (Il Piccolo 03 ago)

dall’inviato
CORRADO BARBACINI

CAPODISTRIA «Sandi?, Sì, è proprio quello che hanno arrestato l’altro giorno per droga. Per la verità l’ho visto poche volte qui a Markovec. Spesso era in compagnia di italiani, anzi di triestini. Lasciavano le auto davanti a casa sua sulla Bebleljeva, proprio vicino ai giardini…».
Non nasconde il suo timore la donna che pronuncia queste parole. Abita nel quartiere popolare alla periferia di Capodistria che viene chiamato la «Piccola Amsterdam». Ci sono sei palazzoni in fila ingentiliti da una serie di aiuole. Da lì si vede il golfo fino a Trieste. In un appartamento di un block costruito negli anni Sessanta ai tempi del socialismo reale, Sandi Kmetec, 30 anni, per mesi ha gestito una buona parte del traffico di cocaina, eroina e hashish per Trieste. Un boss nonostante la giovane età.
«So che abitava qui da molto tempo e che una volta era riuscito anche a fuggire in motorino», racconta un altro residente. Quanti triestini arrivavano da Sandi? «Non lo so. Qui ci sono sempre tante macchine targate Trieste. Ma da quello che si dice spacciava ad alto livello. Insomma nessuno se ne accorgeva. Non dava la bustina ai drogati. Qui a Markovec non hanno mai trovato siringhe gettate in terra…», dice una giovane signora che passeggiando con il cane.
Ma Sandi Kmetec il grossista di Trieste era sempre via, in giro a fare affari. Dicono gli investigatori che aveva contatti con personaggi sudamericani e serbi. La droga arrivava regolarmente dall’Istria a Trieste. E qui veniva spacciata. Da San Giacomo fino a piazza Goldoni.
Racconta un giovane di Markovec: «Mi hanno detto che era un grande trafficante di droga ma mi pare strano che nessuno se ne sia mai accorto prima». Poi ricorda il momento dell’arresto: «L’altra mattina la polizia ha bloccato tutte le strade d’accesso a Markovec. Non capivamo cosa stesse succedendo. Mi hanno riferito che lo hanno portato via in manette e allora ho capito».
Di droga tra quelle case e quei giardini ne è passata tanta. E tutta poi ha preso la via di Trieste. Sono appena 11 i chilometri per arrivare a Rabuiese. In dieci miniuti il trasporto è effettuato. E con pochi rischi. Oltre i block del quartiere popolare ci c’è la strada che scende fino alla provinciale. Sui pendii di Monte Marco ci sono decine di ville. Qualcuna ha anche la piscina. Poi all’incrocio davanti alla spiaggia c’è l’albergo con il casinò. Per arrivare a Trieste si percorre questa strada.
Sandi non si fidava di nessuno se non dei suoi luogotenenti per portare la roba. Uno, secondo le indagini della Guardia di Finanza, era Antonio Fiore, conosciuto negli ambienti degli spacciatori con il nome di Anton, abitava in una casa a Crevatini a pochi metri dal confine. L’altro era un insospettabile operaio della Illycaffè: Enrico Iurman, 29 anni. Abitava in via della Fornace 29. E poi – stando alle indagini coordinate dal pm Lucia Baldovin – il giro si allargava a macchia d’olio coinvolgendo un grande numero di persone.
Gli acquirenti parlavano al telefono con il boss. Dicevano casse di champagne riferendosi alla cocaina. Sandi prendeva gli ordini e consegnava la merce che poi veniva portata a Trieste. A volte 100 grammi, a volte anche di più. Regolari e puntuali alla consegna. E nella caserma del molo Fratelli Bandiera i militari ascoltavano. E così pian piano hanno conosciuto Sandi, l’insospettabile trafficante, un concorrente di quelli che già da qualche anno fanno partire carichi di droga da Isola d’Istria.
A svelare l’esistenza del centro di spaccio a Monte Marco ai poliziotti sloveni sono stati proprio i finanzieri triestini. La collaborazione è stata essenziale.
Sandi Kmetec era considerato fino a poco tempo fa in questura a Capodistria un personaggio di modesto rilievo. Non certo un boss della droga. Ma le sue parole prima e le immagini fotografate dei suoi incontri poi, hanno rivelato che si trattava di un personaggio ben più importante. Cercava di stare nell’ombra. Una sola passione: le auto. «Mi ricordo – dice un abitante del quartiere periferico di Capodistria – la sua Alfa Romeo, proprio una bella macchina». Sandi la parcheggiava in una piazzola non lontano dalla strada che sale dalla provinciale. Molti non sapevano che quell’Alfa Brera da 35 mila euro era proprio la sua.
Dice il titolare della pizzeria di Markovec che si trova a pochi metri dalla casa dove viveva il boss: «Non mi sono mai accorto di nulla. L’ho saputo solo dai giornali, ma non ho nemmeno capito chi era la persona che è stata arrestata. Se abitava da queste parti non si è mai fatto vedere in giro. Qui da me vengono molti giovani e anche tante famiglie, li conosco tutti. Questo è un posto tranquillo….». A Markovec non ci sono né sporcizia, né siringhe gettate nelle aiuole. Si vedono mamme che spingono la carrozzina e anziani che passeggiano. Tutto è pulito, lindo. Solo sotto un portico c’è una scritta che invita a partecipare a un rave party…

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