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10 ago – N. Sauro nel 90° del compimento dell’unità d’Italia

Quest’anno l’anniversario del sacrificio di Nazario Sauro coincide con i novant’anni dalla fine  della Grande Guerra del 1915-1918, che portò non solo Trieste e Gorizia, ma tutta la Venezia Giulia di allora a far parte, con legittimi trattati internazionali, dello Stato italiano nato dal moto risorgimentale dell’Ottocento. Uno Stato che all’epoca – è bene ricordarlo – era a pieno titolo uno Stato liberale. Fu la stessa guerra del resto che diede l’indipendenza politica alle nazioni dell’Europa centrale. Un processo che si è protratto addirittura fino agli anni Novanta del secolo appena passato, quando i popoli della ex Iugoslavia maturarono la volontà di costituire Stati sovrani. 
Per tutti gli italiani la vicina piazza dell’Unità è un simbolo dell’unità nazionale. Perché fu il  3 novembre del 1918 sulla riva del capoluogo giuliano che gli italiani ritennero compiuto il lungo percorso del nostro Risorgimento.
In quegli stessi giorni il Tricolore, atteso da decenni (“con trepidazione” si diceva nel linguaggio di allora), veniva innalzato dai cittadini sui pennoni e alle finestre di Pirano, di Capodistria, di Pisino, di Pola, di Parenzo, di Zara, di Lussino, di Fiume. Ovunque la maggioranza italiana della popolazione era politicamente in grado di esprimere con i suoi consigli comunali, eletti ancora sotto l’Austria, i propri sentimenti di attaccamento alla causa nazionale e il proprio entusiasmo di vedere esaudite le sue attese e premiati i suoi sacrifici.
È un dovere quindi dello Stato italiano ricordare anche il contributo che a questo processo di unificazione hanno portato regioni che successivamente le vicende della storia hanno distaccato dal territorio nazionale, come l’Istria, Fiume e la Dalmazia, che in questa Piazza dell’Unità si riconoscono come  in un simbolo carico di emozioni e di ideali collettivi.
  
Nel celebrare quindi un evento che tende a rinsaldare l’identità italiana non è pensabile escludere regioni e luoghi che fanno parte della memoria della Nazione, come hanno più volte dichiarato ufficialmente i Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, anche se oggi questi luoghi non fanno più parte del territorio dello Stato, dal momento che al di là di quel confine politico – che l’Italia democratica riconosce senza riserve – si sono svolti avvenimenti e sono vissute persone che della storia della Nazione fanno parte. Tanto più che oggi quel confine politico si sta impallidendo fino a scomparire.

Lo stesso movimento irredentista – cui Sauro apparteneva – viene ancora descritto in termini ambigui, del tutto lontani dallo spirito e dalla cultura di questa nostra regione plurale.   La difesa del carattere italiano delle città, dei borghi e delle campagne che tali erano, costituiva la molla etica di questo movimento, che conservò sempre un’aspirazione trans-nazionale ereditata dal pensiero mazziniano e cattolico-liberale, mantenendo contatti culturali e politici con tutte quelle che venivano considerate le “nazionalità oppresse” della Duplice Monarchia, comprese le nazionalità slovena, croata e serba, con le quali si condivideva lo stesso territorio.
Significativo ad esempio fu nelle province irredente il fenomeno del volontarismo garibaldino. Triestini, istriani, dalmati e fiumani parteciparono alle spedizioni garibaldine in Grecia nelle guerre per la liberazione di territori ancora soggetti all’Impero ottomano, distinguendosi più volte, come  a  Domokòs nel 1891.

Alla luce di tali premesse risulta naturale nel 1915 la partecipazione degli irredentisti giuliano-dalmati al movimento interventista, che poteva contare su qualificati ambienti intellettuali italiani (come il gruppo fiorentino de “La Voce”), sui ceti popolari di orientamento repubblicano, radicale e anarchico, oltre che su ambienti economici influenti, ma anche su ambienti cattolici liberali, come ad esempio Luigi Sturzo.
Migliaia furono i “volontari irredenti” nella marina e nell’esercito italiano con un alto tributo di eroismo e di sangue. Alcuni di essi sono rimasti nell’immaginario collettivo. E tra loro vicino al socialista trentino Cesare Battisti, ai triestini Scipio Slataper e Spiridione Xidias, agli istriani Fabio Filzi, Giani e Carlo Stuparich, e al dalmata Francesco Rismondo c’è anche il Nazario Sauro che oggi onoriamo.

Trieste, 10 agosto 2008

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