ANVGD_cover-post-no-img

Missoni: Schon, una grazia infinita (Il Piccolo 06 set)

TRIESTE «Con la scomparsa della stilista Mila Schön Trieste perde una delle sue più prestigiose ambasciatrici nel mondo». Con queste parole il sindaco Roberto Dipiazza ha voluto esprimere il cordoglio dell’intera città per la morte della stilista triestina, a cui nel 1990 i cronisti giuliani conferirono il San Giusto d’oro. «Mila Schön è stata e resterà un esempio di stile e di cultura nel mondo della moda, e non è un caso che tutti la ricordino come “la signora dell’eleganza”».

E intanto le prime attestazioni di affetto e stima per l’artista scomparsa arrivano anche dal mondo della moda e in modo particolare dagli stilisti triestini, come Ottavio Missoni, che ha affidato il suo ricordo alle parole della moglie Rosita: «Mio marito e Mila Schön non si conoscevano molto bene, ma quando si incontravano lo facevano sempre con grande piacere. Era una persona di estrema eleganza, con uno stile semplice, spoglio, ma elegante e di qualità: aveva davvero una grazia infinita».

«È stata una delle signore della moda italiana, rigorosa, e lineare come il suo stile e come credo sia stata la sua vita privata – ha commentato Renato Balestra –. Di lei ricordo il double face e le sue geometrie. Ha lanciato molte linee, rimanendo sempre coerente con il suo stile, che spesso viene definito “milanese”, ma che in fondo era un po’ il nostro». A condividere le origini triestine è anche Lella Curiel, che ha ricordato così la collega scomparsa: «Mila Schon insieme a Biki, alla principessa Irene Galitzine e a Gigliola Curiel è stata tra le prime a creare il made in Italy, a vestire le donne con eleganza nei difficili anni '40. Era amica di mia madre, entrambe triestine. Grazie alla sua creatività e al suo coraggio Mila Schon ha potuto fare e creare il made in Italy. Donne di questo spessore non esistono più».

«Ci conoscevamo da bambini – racconta il fisico Paolo Budinich – e siamo rimasti sempre molto amici». «Avevamo 5 anni, abitavamo in via San Michele – continua Budinich – e avevamo in comune un bel giardino, che oggi non c’è più; la chiamavo Melilla, abbiamo giocato molto insieme; ricordo che quando a casa mia veniva una rammendatrice ad aiutare mia mamma, Melilla stava lì a guardarla affascinata mentre lavorava, e diceva che voleva imparare anche lei a usare la macchina da cucire». «Siamo sempre rimasti in contatto – racconta ancora lo scienziato – e spesso andavo a trovarla a Milano, alle sue sfilate». (e.l.)

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.