TRIESTE La caduta dei confini è vista come un’opportunità da triestini, goriziani e sloveni. A dirlo è un’indagine condotta dalla Swg su incarico del Corecom del Friuli Venezia Giuila su un campione di mille residenti a Trieste, Gorizia, Nova Gorica e Capodistria. «I dati raccolti – sottolinea il presidente del Corecom, Franco del Campo – non sono verità assolute ma rappresentano una tendenza fondata su comuni percezioni, danno indicazioni sullo stato dei rapporti tra popolazione che erano abituate a vivere su un confine che ora è diventato invisibile».
Per il 65% del campione, ed è una dato perfettamente identico da una parte e dall’altra dell’ex frontiera, l’apertura garantirà vantaggi mentre il 15% degli intervistati a Trieste e Gorizia teme che ci siano più svantaggi contro il 10% degli sloveni preoccupati dal nuovo scenario. Droga e criminalità sono gli aspetti che vengono visti con maggiore paura da coloro che temono ripercussioni negative; da parte italiana, inoltre, si teme per le questioni attinenti al lavoro (in nero e sottopagato) mentre gli sloveni mostrano una certa preoccupazione anche per quanto concerne il possibile aumento della prostituzione. Vantaggi economici, culturali, lavorativi vengono invece messi in primo piano da coloro che guardano con favore alla caduta dei confini che porterà, secondo i più ottimisti, anche ad un traffico più scorrevole e ad miglioramento dei rapporti interpersonali tra cittadini dei due Paesi.
Da parte slovena, inoltre, si guarda all’apertura della frontiera come una possibilità per la propria nazione di ottenere nuovi traguardi politici. L’indagine racconta di una generale soddisfazione per la caduta dei confini, ed in particolare per l’assenza di controlli alle frontiere, che raggiunge il 93% nel territorio sloveno considerato fermandosi ad un comunque alto 83% nelle province di Trieste e Gorizia con il capoluogo regionale che fa registrare un indice di soddisfazione più alto (86% contro il 77% della provincia isontina). Significativo il dato dell’affinità culturale percepita dalle due parti del vecchio confine: gli italiani di Trieste e Gorizia si sentono più culturalmente “simili” ai vicini sloveni. Il 44% afferma di percepire molta o abbastanza affinità mentre gli sloveni rispondono allo stesso modo nel 36% dei casi. Il 60% degli sloveni intervistati si senti poco o per niente affine agli italiani.
Il 50% degli intervistati a Trieste e Gorizia, invece, si sente personalmente simile al modo di essere degli sloveni che, a loro volta, “rispondono” con un più basso 38% alla stessa domanda. (r.u.)