«Naufraghi nella tempesta della pace»: un documentario della «Settimana Incom» del 1947 evocava così la tragedia dei profughi dell’Istria. Si aggiungevano a milioni e milioni di altri «naufraghi», frutto degli sconvolgimenti della guerra e del dopoguerra: milioni di persone sradicate dalla propria terra dalle deportazioni operate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ex prigionieri, donne e uomini in disperata fuga dall’inferno della Shoah o dalle zone martoriate dagli spostamenti del fronte. E a questa marea di profughi se ne somma un’altra, alimentata da milioni di persone espulse a forza dai Paesi dell’Europa centro-orientale.
Di questi e di altri drammi di massa parla il volume «Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d’Europa», il volume a cura di Guido Crainz, Raoul Pupo e Silvia Salvatici che arriva nelle librerie pubblicato da Donzelli Editore (pagg. 270, euro 28). I saggi a più mani che compongono il volume intendono portare luce sugli aspetti più controversi di queste vicenda, in cui drammi personali e collettivi si intrecciano: le sue origini lontane e al tempo stesso il suo collocarsi nel difficile dopoguerra di un’Europa profondamente piagata e già avviata verso le nuove divisioni e lacerazioni della guerra fredda. Essi evocano, infine, le profondissime ferite di memoria che quel trauma ci ha lasciato.