di Paolo Carta
Il caso del barbone di via Satta a Cagliari, al quale il tribunale ha dato un nome ma che senz'altro da bambino è scappato da un accampamento di zingari, sta appassionando anche la Croazia. Una donna di Pola, Carla Olaj, ha seguito la storia sulla trasmissione televisiva Chi l'ha visto di Raitre e si è convinta che sia suo figlio Dragan, rapito nel 1966 quando aveva cinque anni e mezzo dall'Istria.
La donna è disposta a sottoporsi al test del Dna. La televisione di Stato croata è pronta ad accollarsi le spese. Tra breve Antonello Satta, questo il nome scelto dal barbone per ringraziare gli abitanti della strada cagliaritana che lo ha praticamente adottato, uscirà dal carcere di Buoncammino dove sta scontando una lieve condanna per furto e si sottoporrà ai prelievi.
Già un anno fa il barbone fu il protagonista di un accertamento genetico. Nel 1988, mentre si trovava nella comunità dei padri Somaschi di Elmas, si presentò dai religiosi un uomo di Torpè, il manovale Mario Tuvoni, dicendo che quel ragazzino trovato per strada era suo figlio Antonello, sparito da casa nel 1976 all'età di quattro anni in Baronia e mai più ritrovato.
Poi lo zingarello non si era adattato alla vita di Torpè ed era fuggito a Cagliari, dove diverse volte era stato fermato dalla Polizia e arrestato per piccoli furti con il nome di Antonello Tuvoni.
Il test del Dna commissionato un anno fa dal nostro giornale, L'Unione Sarda, accertò che non esiste nessun legame di sangue tra quello che è diventato un barbone e la famiglia Tuvoni di Torpè, né da parte di madre, né da parte di padre.
E' stato il Tribunale di Cagliari ad attribuirgli un'identità, Antonello Satta appunto, applicando anche nel suo caso la legge nata per dare un nome ai neonati abbandonati.
Adesso la nuova svolta e il nuovo test del Dna. Stavolta dovrà dire se Antonello sia davvero Dragan Olaj, il bambino rapito 42 anni fa a Pola.