ANVGD_cover-post-no-img

Giorno di Vittoria, Unità e ricordi (italiachiamaitalia.net 04 nov)

“4 novembre: il giorno della Vittoria, dell’Unità d’Italia e dei ricordi”. dell’avv. Vittorio Giorgi.

Era il 4 novembre 1968. Dopo una notte tempestosa, poco prima che sorgesse il sole, in una clinica di Caserta nasceva il piccolo Vittorio Giorgi, io. Terzo figlio, dopo le due femmine Lucia e Paola. E mio padre Camillo levava un sospiro di sollievo!! Quel giorno non avevo fatto niente di meritevole, visto che lo sforzo per darmi alla luce lo aveva fatto mia madre Lidia. Eppure qualche ora dopo il primo vagito, sulla mia culla venivano appuntate due magnifiche medaglie. Incredibile! Quella mattina i miei Nonni, reduci della Prima Guerra Mondiale, Vittorio Giorgi (1894-1982) tenente di artiglieria, e Antonino Aprea (1899-1980) sergente di fanteria, avevano ricevuto la Croce da Cavaliere di Vittorio Veneto per il 50mo anniversario della Vittoria e dell’Unità d’Italia. E le nonne Lucia e Concetta, spinte dall’affetto, decidevano di assegnarle al piccolo Vittorio.

Con i racconti dei miei Nonni sulla Grande Guerra ci sono poi cresciuto: mi narravano, con vibrante emozione, come appena passato il Piave, insieme agli altri soldati si fossero inginocchiati per baciare la sacra terra. Altri tempi! Caporetto, Vittorio Veneto, l’Isonzo, il Monte Grappa, il Carso erano quindi per me nomi familiari, ancor prima di conoscerli. E quando poi ho visitato per la prima volta Trieste e il Sacrario Militare di Redipuglia, sentivo di averla fatta un poco anch’io quella guerra. Quanti racconti sui temibili nemici austriaci, la vita in trincea, le operazioni in prima linea, gli alleati francesi, inglesi ed americani. Conservo ancora le romantiche lettere che nonno Vittorio, dal fronte, scriveva alla fidanzata, poi futura moglie.

Ma in ogni racconto, tra tante parole, ne spiccava una che pronunciavano a lettere maiuscole: “PATRIA”. Forse proprio quelle storie narratemi con profondo entusiasmo, hanno fatto nascere in me – nato e vissuto in una regione meridionale che conobbe tanta civiltà e progresso al tempo dei Borbone – l’amore per l’Italia e la passione per le Terre Irredente. Il 3 novembre l’esercito italiano vinceva l’ultima grandiosa battaglia a Vittorio Veneto: gli austro-ungarici, ormai collassati, erano costretti alla resa. Lo stesso giorno, a Villa Giusti, vicino Padova, veniva firmato l’armistizio. I nostri soldati entrarono a Trento, mentre i bersaglieri sbarcarono a Trieste. Il 4 novembre 1918 il Comandante del Regio Esercito, generale Armando Diaz, emanava il BOLLETTINO DELLA VITTORIA: “La Guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S. M. il  Re – duce supremo – l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915, e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta”… Per quella Vittoria il Nostro Paese pagò un prezzo altissimo: 2.197.000 uomini mobilitati; 650.000 morti; 947.000 feriti; 600.000 dispersi o prigionieri.

Oggi 4 novembre 2008, giorno del mio 40mo compleanno e del 90mo anniversario della Vittoria e dell’Unità d’Italia, il mio pensiero va ai miei cari Nonni e a tutti gli uomini della loro generazione che hanno offerto sudore e sangue alla Patria per realizzare il grande sogno: tutti gli Italiani “uniti” e “liberi” dentro i confini geografici naturali dell’Italia. Quella è stata infatti una Guerra di Redenzione e non una guerra di conquista. E’ stata la quarta Guerra d’Indipendenza. I nostri militari furono animati da un indomito spirito patriottico e non da un’ideologia sfrenata. Grazie ad essi l’Italia, nata come stato unitario nazionale il 13 marzo 1861, completava il processo di unificazione con le annessioni del Trentino e dell’Alto Adige, della Venezia Giulia con Gorizia e Trieste, dell’Istria, di Zara e le isole di Cherso, Lussino, Lagosta e Pelagosa. Terre sottoposte al dominio asburgico, le cui annessioni venivano formalizzate con l’Austria, nel settembre 1919, col Trattato di Saint Germain, e col neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (dal 1929 Regno di Jugoslavia) nel novembre 1920, col Trattato di Rapallo.

Per questioni etniche, il presidente americano Wilson impedì l’annessione della Dalmazia, sebbene promessaci col Patto di Londra del 1915. Dopo le brevi esperienze della “Reggenza” di Gabriele Dannunzio e dello “Stato Libero” presieduto da Riccardo Zanella, anche la città di Fiume veniva unita al Regno d’Italia con il Trattato di Roma nel 1924. Oggi, a seguito dell’indegno Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 e del vergognoso Trattato di Osimo del 1975, l’Istria, Fiume, Zara e le isole dalmate non fanno più parte della carta geografica dell’Italia. Ad indossare la gloriosa divisa “Grigioverde” non furono solo i giovani venuti da tutte le regioni della penisola ma anche molti emigrati in Francia, Svizzera e Stati Uniti che ritornarono nell’italica terra per offrire il proprio contributo. Così come molti italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia varcarono le frontiere dell’Impero d’Austria, cui appartenevano, per arruolarsi nell’esercito della Madre Patria.

Vanno perciò ricordati i martiri irredentisti (il trentino Cesare Battisti, gli istriani Fabio Filzi e Nazario Sauro, il dalmata Francesco Rismondo) e i tanti soldati caduti al fronte. L’ultimo “Cavaliere di Vittorio Veneto” Delfino Borroni è scomparso proprio qualche giorno fa, all’età di 110 anni. Quei popoli e Paesi che sono stati un tempo nostri nemici, sono oggi nostri confratelli nell’Europa Unita, figlia della Pace e della Cooperazione. Nel tempo in cui l’Italia e il mondo intero stanno vivendo una dilagante crisi economica e una profonda crisi spirituale, è bene guardare indietro nel tempo, a quella generazione di uomini forti ed onesti, per riscoprire dei grandi valori come l’amore per la Patria, l’attaccamento alla famiglia, e un senso etico della vita, che hanno fatto grande la Nostra amata Italia. 4 novembre 2008.

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.