LETTERE
In occasione del 90° dalla fine della Prima guerra mondiale desidero ricordare le vicende della famiglia goriziana Mulitsch von Palmemberg che ha avuto un momento critico e pieno di sofferenze tra la fine dell’ottocento e la metà del novecento a causa di un saldo (e romantico?) entimento di italianità.
Mio nonno Giuseppe Multisch assieme ai fratelli Calo e Antonio Seppenhofer (ai quali è dedicata una via di Gorizia), che gli avevano trasmesso la convinzione che Gorizia e l’Isontino dovessero essere assegnati all’Italia e non all’Austria, Giuseppe Multisch dicevo, decise di finanziare l’acquisto di tre drappi (bianco, rosso, verde) e un’asta per farne una bandiera che fu posta sul Calvario e poteva essere ben visibile da Gorizia.
Appena questo fu noto gli esecutori scapparono in Italia e mio nonno fu arrestato e condannato a due anni di «carcere duro» che scontò per intero in Austria. Tornato a casa in seguito sposò una sorella dei suoi amici Seppenhofer, Elisa, mia nonna.
I loro figli: Carlo, Aldo, Emilio, nel 1915 quando l’Italia entrò in guerra contro l’Austria decisero di combattere. Mia nonna Elisa assieme alla cognata Anna Multisch Villat e alla nipote Carmen Villat furono arrestate a Vienna con l’accusa di essere parenti strette di giovani renitenti alla leva (austriaca). Dopo quattro anni di confino politico a Pögetal e a Graz alla fine della guerra furono liberate.
Carlo Mulitsch, capostazione a Cervignano (Austria) il 23 maggio 1915 attese l’arrivo di un lunghissimo treno merci pieno di armi e derrate alimentari; salì accanto al macchinista e con la pistola in pugno gli ordinò di andare velocemente e senza fermarsi fino a Udine (Italia).
Al confine alcuni soldati austriaci videro stupiti il passaggio del treno, pensando si fermasse. Poi mio zio Carlo si arruolò nell’esercito italiano.
Il mio babbo Emilio Mulitsch che si era appena laureato a Vienna si arruolò volontario negli Alpini. Fu ferito sul monte Bilapec (Sella Nevea) e dopo una lunga permanenza in ospedale tornò a combattere. Quando ci fu la rotta di Caporetto raggiunse Gorizia e con l’aiuto dei militari che erano in ritirata organizzò la spedizione a Firenze di tutti i libri delle varie biblioteche e musei di Gorizia. I libri furono restituiti (a malavoglia) dopo la guerra grazie alle insistenze del prof. Carlo Battisti (futuro interprete del film «Umberto D»).
Nel 1919 il governo italiano lo nominò «Referente scolastico» per Gorizia e l’Isontino con l’incarico di riordinare le scuole.
Abolite le scuole austriache (per ovvie ragioni) cominciò a riorganizzare le scuole italiane e le scuole slovene. Alcuni personaggi goriziani usarono la loro autorevolezza per premere sul Ministero della Pubblica istruzione affinché a Gorizia esistessero solo scuole italiane. Emilio Multisch diede subito le dimissioni. Devo però ricordare ancora un fratello Multisch, sfortunata e infelice creatura, morto giovane di Tbc. Nel 1915 Arnaldo, non essendo riuscito a scappare in Italia e non volendo essere arruolato nell’esercito austriaco si nascose nell’edificio di Corso Verdi (allora) 23 fino alla prima presa di Gorizia e riuscì a sopravvivere grazie all’aiuto della fedele domestica Oliva Feresin che lo accudì di nascosto.
Il quattro novembre 1918 finiva per la famiglia Mulitsch quel durissimo periodo con la soddisfazione di essere cittadini del Regno d’Italia.
Mirella Multisch