Creare delle occasioni d’incontro, fissare in modo positivo e costruttivo un’appartenenza. E’ quanto ha voluto fare la Famiglia montonese di Trieste che nelle scorse settimane ha festeggiato i 55 anni di fondazione della propria associazione invitando agli incontri le famiglie al completo: i genitori nati in terra istriana, i figli che si riconoscono nelle origini dei padri, i nipoti ai quali instillare l’amore per la ricerca delle radici storiche.
Anima del progetto, la giovane presidente della Famiglia, Simone Peri.
“Era la fine del 1953, l’idea di fondare un’associazione a Trieste fu di don Bottizer coadiuvato e sostenuto da Giuseppe Flaminio, di professione commerciante, che si posero quale fine di non disperdere i montonesi, di promuovere la solidarietà nei confronti delle famiglie che ne avevano bisogno, di mantenere riti, cultura e tradizioni”.
Simone Peri, nata in Australia da madre montonese, si trasferisce con la sua famiglia a Trieste in età scolare, laureata in scienze politiche, oggi si occupa di progetti europei, diventa presidente nel 2002, uno dei più giovani esponenti di un’associazione di esuli.
“Per me è innanzitutto un piacere per l’affetto nei confronti di Montona ed un dovere per il rapporto che mi lega alla mia gente, persone davvero speciali, e al patrimonio culturale montonese che non va disperso”.
Quando ha conosciuto per la prima volta Montona?
“Avevo poco più di quattro anni ed ho il ricordo dello sforzo di mettermi in punta di piedi per guardare oltre le mura ma ero così piccola che non ci riuscivo. Crescendo ho avuto modo di ripetere più volte a mia madre: sei fortunata ad esservi nata. Per me, ancor oggi, è un mondo magico. Sarà per l’impianto medievale del borgo, la magia di sostare “soto la loza” ed ammirare la valle del Quieto, l’atmosfera che emana dalla pietra delle case. Quando sono a Montona mi sento abbracciare. Comunque nei confronti della Comunità provo affetto, tristezza per ciò che sta scomparendo, volontà di difendere valori e tradizioni anche di chi non c’è più”.
Che cosa ha significato questo anniversario di ben 55 anni d’esistenza della vostra associazione?
“Sono stati quattro giorni incredibili per i quali stavamo lavorando da qualche anno. Infatti, uno dei primi passi è stato di nominare nostro sindaco Mario Andretti, grande nome dell’automobilismo mondiale che ha iniziato la sua carriera, scendendo insieme al fratello, con i carretti, la tortuosa strada che da Montona porta alla valle del Quieto. Palestra eccezionale, potremmo dire. La presenza sua e della sua famiglia, da tutti gli USA sono arrivati in 29, ha significato molto per tutti noi anche perché ciò ci ha permesso di festeggiare insieme anche il 30.esimo anniversario della sua conquista del titolo di Campione del Mondo di Formula 1”.
Momenti da ricordare?
“Tutti, dall’incontro con baci e abbracci, alla commozione di ritrovare vecchi amici, alla messa officiata a Trieste da don Paolo Rakic, all’affetto che i montonesi hanno dimostrato nei confronti di un personaggio, Mario Andretti, che tanto successo ha avuto nella sua carriera, quasi che con questa popolarità potesse ripagarli di tanti silenzi subiti. E poi Andretti stesso, con la sua disponibilità ha reso tutto più semplice e denso di significati. Quando è arrivato in albergo a Trieste gli abbiamo fatto trovare in stanza la grappa istriana e il pan di Spagna che è il nostro dolce tipico. Piccole attenzioni che ci hanno reso felici. Mai avevamo visto tanti montonesi riuniti in un’occasione importante. Sono venuti con figli e nipoti ad omaggiare un evento storico ma anche a ribadire che possiamo sperare in una continuità”.
Chi è Mario Andretti nella percezione dei montonesi?
“Una persona semplice che si riconosce in valori d’altri tempi che però ci appartengono – famiglia, patria, affetti -. Un uomo che ce l’ha fatta grazie al suo coraggio, alla forza di volontà, all’onestà. Lui si definisce un uomo con passaporto americano ma cuore istriano. Infatti, ad un certo punto ha confessato che a 68 anni la notte sogna ancora Montona. E’ andato via nel ’48, all’età di 8 anni. Prima tappa il campo profughi di Udine e poi quello di Lucca dove la sua famiglia riceve un visto per l’America. Il resto è storia…o quasi. A noi ha raccontato che nel ’54 andò a Monza a vedere una corsa, era l’epoca in cui per guadagnare qualche soldino lui e il fratello facevano i parcheggiatori. Nel ’55 in America con un parente andò a guidare su una pista automobilistica e fu passione, condivisa col fratello Aldo. Meno fortunato, Aldo, dovette abbandonare l’attività dopo aver avuto alcuni incidenti gravi ma rimase comunque nel mondo automobilistico. Ora sono i loro figli a continuare la tradizione. Ecco queste s
ono le cose che hanno raccontato Mario e Aldo ad una comunità ricompattata, prima in Consiglio comunale di Trieste dove Mario è stato insignito di una alta onorificenza e poi il 26 a Montona durante l’incontro con i luoghi e con le autorità del posto. Alla Comunità degli Italiani siamo stati accolti dal Sindaco e dal Presidente dei connazionali con grande cordialità ed affetto. Ne è scaturita anche una proposta sulla realizzazione di un Museo dedicato alle imprese di Mario Andretti, cittadino eccellente”.
E poi si potrebbe ricordare la mostra al Museo postale di Trieste, organizzata dalla Famiglia Montonese, con l’annullo della cartolina dedicata al 55.esimo della Comunità, o il momento solenne di consegna di una medaglia d’oro con lo stemma di Montona da parte dell’Associazione al suo Sindaco. O ancora parte della Comunità che ha voluto accompagnare Mario a Venezia e successivamente a Trieste, prima della partenza, è stato annunciato il fidanzamento della figlia Barbra Dee con Giuseppe Curto.
Un incredibile susseguirsi di emozioni che ora vanno sedimentate. Il risultato più grande – afferma ancora Simone Peri – “aver portato 130 persone nella loro città in un clima di festa. Anche di mestizia al momento di deposizione di una corona alla Cava Cise”. Rimane la promessa di un prossimo incontro.
“Per Mario non è un problema, sale sul suo jet ed arriva”.
Montona oggi è anche questo.
Rosanna Turcinovich Giuricin