Il Parlamento italiano si appresta a varare definitivamente la nuova legge Finanziaria. In essa sono contenuti tagli "a pioggia" su tutte le voci di spesa del bilancio statale. Ne sanno qualcosa le Associazioni degli Esuli giuliano-dalmati e le Comunità italiane di Slovenia e Croazia, a cui saranno tagliati i progetti storico-culturali.
In un Paese nel quale l'ufficialità delle dichiarazioni d'intenti ha un volto e la realtà un altro, i tagli andranno a colpire, salvo miracolosi dietro-front dell'ultimo momento, anche i residui indennizzi dei beni abbandonati degli italiani da Istria, Fiume e Dalmazia da pagare secondo la Legge 137 del 2001: 22 milioni sfumeranno via nel triennio 2009-2011, ovvero la metà di quel che serve per terminare i pagamenti di una legge che già da sola non esaurisce il debito dello Stato nei confronti degli Esuli giuliano-dalmati.
Mentre gli osservatori "ufficiali" sottolineano che lo Stato ha tagliato su tutto e quindi in fondo nessuno si può lamentare, bisogna dire che, a voler non pensare male, uno Stato che risparmia sulle proprie uscite può essere in fondo encomiabile!
Ora qui, però, in fatto di indennizzi dei beni abbandonati, non stiamo parlando di soldi promessi che verranno decurtati, cioè di quelle migliaia di voci di bilancio dello Stato, ridotte nell'occasione di questa Finanziaria.
Qui parliamo di un diritto degli Esuli, parliamo di un esproprio forzato fatto dallo Stato italiano 60 anni fa a inermi cittadini italiani, ai quali ha sottratto la proprietà delle proprie case, dei propri campi e delle proprie botteghe artigiane; a questi inermi cittadini non è stata rimborsata finora che una parte di quanto dovuto.
Lo Stato italiano, assolto in parte il debito morale con l'istituzione del Giorno del Ricordo, non può ora cancellare con un colpo di spugna, nelle pieghe di una pagina di Finanziaria, un debito materiale che si trascina da oltre 60 anni.
Intere generazioni di Esuli sono scomparse nell'attesa che la Patria li risarcisse per ciò che aveva loro tolto. La Patria per la quale avevano abbandonato ogni loro avere e le più profonde radici umane e sentimentali, la Patria per la quale in migliaia sono scomparsi nelle foibe gridando "Viva l'Italia!": questa Patria oggi li offende nuovamente, sfruttando l'oblio di decenni per far passare inosservata una riga di Finanziaria che dietro ai numeri nasconde una totale insensibilità verso i più rudimentali elementi del diritto.
Di fronte a questa ennesima pagina di sofferenza inflitta a una comunità che non ha alcuna colpa, ma che viene trattata al pari di una masnada di profittatori, gli Esuli e i loro discendenti non possono avere che una sola parola: NO !
Fabio Rocchi, Segretario nazionale ANVGD