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10 dic – Croazia: mercato case aperto per italiani

Liberalizzato il mercato immobiliare in Croazia. Dal primo febbraio 2009 anche i cittadini italiani, assieme a quelli dell’Unione europea, potranno acquisire proprietà immobiliari oltreconfine senza vincoli di alcun genere. Lo ha sancito nell’ultima seduta il parlamento di Zagabria, il Sabor, che ha modificato la legge degli anni Novanta la quale concedeva il diritto di proprietà agli stranieri ma solo dopo un lungo iter di autorizzazioni che comprendeva fra le altre cose il parere vincolante del ministero della Giustizia. La nuova normativa è stata approvata a larga maggioranza: 93 sì, 8 no e un astenuto. La legge mantiene al momento un’unica limitazione per gli stranieri: l’acquisto di terreni agricoli e aree boschive, nonché immobili compresi in aree protette come ad esempio i parchi nazionali.

IL VECCHIO ITER Finora i cittadini stranieri (compresi quindi gli italiani, ma anche gli sloveni) per poter acquisire un immobile in Croazia, dovevano presentare una richiesta di autorizzazione preventiva al ministero della Giustizia di Zagabria. Una procedura che spesso subiva notevoli ritardi di tipo burocratico: non sono pochi i casi di chi ha ottenuto la risposta anche dopo un anno.

L’ESCAMOTAGE L’alternativa era la costituzione di una società di diritto croato, alla quale poi intestare l’immobile. Ma anche in questo caso il possesso effettivo non era garantito in tempi rapidi. In ogni caso serviva un referente locale, che spesso diventava il notaio con il quale si era stipulato il contratto di compravendita.

IL 2009 Dal primo febbraio però tutto questo sarà solo un ricordo, e qualunque cittadino dell’Ue potrà acquistare oltreconfine alle stesse condizioni dei cittadini croati. Si può quindi affermare che si chiude un’era, quella della discriminazione dei proprietari stranieri, un fatto che Bruxelles e Roma avevano denunciato più volte durante gli incontri bilaterali con il governo guidato da Ivo Sanader.

IL PRESSING UE Il voto del Sabor rappresenta in realtà un impegno che l’esecutivo di Zagabria aveva preso nei confronti dell’Unione europea nel 2005, all’atto della firma del Trattato di Associazione e Stabilizzazione fra la Croazia e l’Ue, una sorta di anticamera dei negoziati di adesione, nell’ambito del quale il governo croato si impegnava a parificare i cittadini europei a quelli croati nell’accesso al mercato immobiliare entro quattro anni. Questo termine scade proprio a febbraio, e quindi il parlamento croato ha modificato la legge sugli immobili con procedura d’urgenza per dare seguito a quanto Zagabria si era impegnata al momento di iniziare l’iter di adesione all’Unione europea.

L’INCOGNITA SLOVENIA Un processo che è entrato nella fase finale, ma che proprio la scorsa settimana ha registrato un mezzo stop da parte della Slovenia. Il nuovo governo di Lubiana guidato da Borut Pahor ha chiesto infatti che venga prima risolto il contenzioso sui confini, in particolare quello marittimo nel Golfo di Pirano, per il quale i due Paesi non sono riusciti a trovare un accordo dalla dissoluzione della Jugoslavia, con la proclamazione di indipendenza del 1991. Secondo quanto si ipotizza a Bruxelles, Zagabria dovrebbe concludere il negoziato di adesione all’Ue entro la fine del 2009, per poi procedere con l’ingresso vero e proprio nell’Unione europea. Ma il veto di Lubiana potrebbe ritardare l’intero iter.

RESTITUZIONI La liberalizzazione del mercato immobiliare riattualizza anche un’altra questione, quella della restituzione dei beni espropriati e nazionalizzati agli esuli italiani (ma non solo) a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta. Case, terreni e attività economiche sottratte ai legittimi proprietari dall’ex regime jugoslavo in Istria, Quarnero e Dalmazia, e poi «ereditati» dai nuovi Stati di Slovenia e Croazia.

Al di là dei Trattati internazionali, da quello di Parigi, al Memorandum di Londra, fino a quello di Osimo del ’75 e di Roma dell’83, la questione delle proprietà immobiliari abbandonate oltreconfine ha per decenni agitato i rapporti fra le diplomazie. E sono ancora migliaia che attendono gli indennizzi da parte dello stato italiano, mentre più volte una parte delle associazioni degli esuli ha spinto sulla restituzione dei beni da parte di Slovenia e Croazia. Esiste tuttavia una fetta di stranieri che, non avendo rinunciato formalmente alla cittadinanza jugoslava, hanno diritto alla restituzione in base alla «legge sulla denazionalizzazione» approvata tre anni fa da Zagabria. Finora le richieste di restituzione sono state 4.000, delle quali 1.000 di cittadini italiani. Si calcola che l’esborso complessivo sottoforma di indennizzo per lo Stato croato sarebbe di circa 105 milioni di euro.

(fonte Alessio Radossi su Il Piccolo)

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