analisti e politici sui rapporti tra croazia e slovenia giunti al minimo storico
«Quanto si crede veramente nell'Europa senza frontiere?»
ZAGABRIA/LUBIANA – "La nazionale di calcio croata ha disdetto il suo ritiro alle terme slovene di Čatež, dove si recava regolarmente negli ultimi anni, e i giovani atleti sloveni di karate non hanno partecipato al torneo di Natale di Zagabria. In Croazia si fa sempre più forte l'invito a boicottare i prodotti sloveni e gli sciatori vengono invitati a scegliere altre mete per le loro vacanze sulla neve. I doganieri sloveni, dal canto loro, sabato scorso hanno rallentato il ritmo di lavoro creando una colonna di 10 km alla frontiera, così l'attesa per entrare in Croazia ha superato le tre ore. Su Facebook, infine, è iniziata una vera e propria guerra telematica tra croati e sloveni; i rapporti tra i due Paesi non hanno mai raggiunto un punto così basso dalla loro indipendenza dalla Jugoslavia nel '91". Lo rileva Drago Hedl su "Osservatorio Balcani". L'origine di tutto è, ovviamente il blocco dei negoziati croati per entrare nell'Unione Europea che ha portato le relazioni fra Zagabria e Lubiana al punto più basso forse della storia dei rapporti reciproci. Mai la tenzione finora era stata così alta, mai le passioni collettive così intense, nemmeno quando erano all'ordine del giorno gli "incontri ravvicinati" tra i pescherecci del Capodistriano e dell'Umaghese nelle acque del Golfo di Pirano, o quando lungo le anse del fiume Mura erano stati schierati gli agenti delle forze speciali dei due Paesi a causa del contenzioso relativo a qualche lembo di terra.
Si fa a gara a chi è più europeo
Per la Croazia, scrive Dreago Hedl, "l'accesa questione non ha solo implicazioni politiche, ma anche finanziarie, visto che il rating creditizio del paese non sarebbe lo stesso nel caso in cui Zagabria riuscisse a chiudere i negoziati con l'Ue entro il prossimo anno. La tattica del premier Sanader è quella di passare la palla e mostrare che la Croazia è 'più europea della Slovenia'. 'Noi non ricatteremo mai i serbi come fanno ora con noi gli sloveni', ha dichiarato il premier Sanader, volendo evidenziare la differenza tra il comportamento attuale di Lubiana e quello che avrà Zagabria nel momento in cui la Croazia, in qualità di futuro membro dell'UE, dovrà decidere del destino europeo della Serbia. Sanader si è anche opposto pubblicamente agli inviti al boicottaggio dei prodotti sloveni, comparsi dopo l'imposizione del veto da parte di Lubiana. Nei negozi croati ci sono diverse merci provenienti dalla Slovenia, dagli elettrodomestici agli articoli alimentari e tessili, ai cosmetici, ai medicinali. La catena slovena Mercator ha i suoi supermercati nelle principali città croate, e la compagnia petrolifera Petrol ha le sue pompe di benzina nelle strade della Croazia.
L'interscambio sui tre miliardi di dollari
Si ritiene che lo scambio commerciale di quest'anno tra Croazia e Slovenia possa raggiungere i tre miliardi di dollari. Nei primi mesi del 2008 la Slovenia ha esportato merce in Croazia per un valore di 1,4 miliardi di dollari, e la Croazia ha esportato in Slovenia per circa 920 milioni di dollari. Gli sloveni hanno un significativo avanzo di quasi mezzo miliardo di dollari, e coloro che invitano a boicottare i prodotti sloveni contano sul fatto che la diminuzione dell'esportazione in Croazia potrebbe cambiare la decisione dei vertici politici di Lubiana sull'entrata della Croazia nella UE.
Sterili gli inviti al boitottaggio
Gli analisti fanno notare che gli inviti al boicottaggio di alcuni prodotti non hanno mai dato risultati e portano ad esempio la Serbia, che più volte ha invitato i suoi cittadini a boicottare i prodotti di Slovenia e Croazia, in ultimo dopo il riconoscimento del Kosovo da parte di questi due Paesi.
Al di là dei sentimenti antisloveni o anticroati che si sono accesi dalle due parti del confine, e dei tentativi di stemperare la tensione, di fatto i rapporti Zagabria – Lubiana sono ai minimi storici. Gli analisti concordano sul fatto che tale situazione nelle relazioni tra i due Paesi si rifletterà anche sui rapporti tra i cittadini, che si inaspriranno e incrineranno per molto tempo. Diversi osservatori sottolineano infatti che, mentre le relazioni economiche si sistemano velocemente dopo le tensioni politiche, quasi dalla sera alla mattina, per ristabilire le relazioni tra i popoli di due Stati occorre un tempo più lungo, indefinito", conclude Drago Hedl su "Osservatorio Balcani".
«Si respira il clima enfatico del 1848»
Sempre sullo stesso sito Stefano Lusa conferma pure che "le relazioni tra Lubiana e Zagabria non sono mai state peggiori. Le opinioni pubbliche dei due Paesi sono compatte intorno alle posizioni dei loro governi. In Croazia sono tutti concordi a definire senza precedenti il blocco sloveno, mentre in Slovenia si pensa che non si potesse fare diversamente e che ai croati negli anni precedenti si fosse concesso sin troppo. Il clima che si respira pare essere quello enfatico del 1848, quello della primavera delle nazioni. Sloveni e croati sembrano oramai essere i nemici di sempre. La cosa appare, ovviamente, grottesca soprattutto se si pensa che nella storia non si registra nessuna guerra tra i due popoli, che per contro hanno spesso camminato sulla stessa strada e affrontato medesimi problemi.
«Il nazionalismo sembra sfuggito dalla bottiglia»
Ad ogni modo, il nazionalismo sembra ancora una volta essere sfuggito dalla bottiglia. La colpa è, ovviamente, soprattutto dei politici dei due Paesi che per ora continuano a riempirsi la bocca parlando della necessità di difendere gli 'interessi nazionali'. Ci manca solo che qualcuno rispolveri lo slogan di jugoslava memoria: 'Il nostro non diamo l’altrui non vogliamo'. Dopo tante parole, però, adesso sarà ancora più difficile trovare una soluzione di compromesso. La domanda legittima è come si farà a spiegare alla propria opinione pubblica che alla fine s’è dovuto cedere qualche chilometro quadrato di sacro suolo nazionale o qualche litro di acqua marina?
Meglio premunirsi…
In tutta questa vicenda, però, pare lecito chiedersi quanto Slovenia e Croazia credano veramente nell’Europa unita, senza confini. Se così fosse, probabilmente, non ci sarebbe tutta questa foga nel discutere di una frontiera che con l’ingresso della Croazia nell’Unione europea e nell’area Schengen sarà destinata a sparire. D’altronde, però, in meno di cent’anni, sloveni e croati hanno visto la dissoluzione dell’impero austroungarico e della federazione jugoslava, quindi meglio premunirsi. Non si sa mai…", conclude Stefano Lusa nel suo intervento su "Osservatorio Balcani".
«Il blocco non giova a nessuno»
I politici, intanto, si sbizzarriscono in fatto di dichiarazioni. Il premier croato Ivo Sanader ha ribadito che il blocco imposto dalla Slovenia ai negoziati della Croazia con l’Unione europea non giova a Zagabria ma neanche a Lubiana. “Non dobbiamo trarci in inganno, visto che dovevamo aprire dieci capitoli e chiuderne cinque. Non lo abbia fatto causa il blocco della Slovenia ed è ovvio che ciò non ci vada a genio, ma, questo non è un bene nemmeno per Lubiana”, ha detto nel corso di un intervista rilasciata alla NovaTV. Sanader ritiene che un atteggiamento del genere si rifletta negativamente sulla mappa dell’UE e, nel ribadire, che “ciò non va bene”, aggiunge che “con la Slovenia siamo amici e vogliamo restare tali”.
«Ho viaggiato comodamente su un aereo sloveno»
Il primo ministro ha detto pure che al blocco la Croazia risponderà con uno… sblocco, ma non ha voluto entrare nei dettagli, né spiegare le future mosse. Durante l’intervista, ha sottolineato ancora una volta di essere fermamente contrario al boicottaggio dei prodotti sloveni precisando di essere giunto a Spalato, per partecipare alla recente inaugurazione di un nuovo tratto dell’autostrada A1, a bordo di un aereo sloveno. “Il velivolo governativo non si trovava a Zagabria e l’ente autostradale ha noleggiato un aereo sloveno… Il volo è stato piacevole”…, ha detto Sanader.
«Non esistono soluzioni rapide»
I media sloveni, intanto, rilevano che “la Croazia è un Paese problematico, che ha problemi di confine con tutti i vicini”. Più "costruttive" le dichiarazioni degli esponenti statali. “La situazione venuta a crearsi in seguito al blocco sloveno dei negoziati della Croazia con l’Unione europea, dovrebbe venire sfruttata dai due Paesi per un accordo su come addivenire a nuove soluzioni del contenzioso. La diplomazia slovena, d’altra parte, dovrebbe impegnarsi maggiormente per spiegare le proprie prese di posizione all’UE”, ha dichiarato il capo dello Stato sloveno Danilo Türk. Egli si è soffermato sui rapporti con la Croazia nel corso di un’intervista concessa alla TV in concomitanza con il primo anniversario della sua nomina e della imminenti festività di Natale e Capodanno. “Evidentemente, è giunto il momento di riflettere, visto che quando si arriva alle incomprensioni, come ora, si reagisce in modo emotivo. Credo che ambedue le parti debbano prendere tempo per decidere come andare avanti”, ha precisato Türk, secondo il quale non esistono soluzioni rapide per giungere a un accordo con Zagabria sul nodo delle trattative di adesione: "Una via d'uscita all'impasse è comunque possibile". Il capo dello Stato sloveno ha ribadito che è necessario “assicurare il rispetto reciproco, evitare inutili passi unilaterali e trovare la strada per compiere passi avanti”. In merito al fatto se la questione confinaria debba venire risolta a livello bilaterale oppure grazie all’arbitrato, Türk ha detto che, almeno finora, non è stato raggiunto nessun accordo. “Non esiste ancora nessuna decisione in merito. Quando dico che ci vuole del tempo per pensarci sopra, intendo che bisogna rivedere tutto quanto abbiamo fatto negli ultimi anni in merito alla questione. Appena allora potremo parlarne…”, ha detto il presidente sloveno.
«Il veto era inevitabile»
Il premier Borut Pahor, intanto, ha ribadito che la decisione governativa di procedere al blocco dei negoziati era inevitabile e che è stata presa per tutelare gli interessi nazionali. “Se non avessimo agito in questo modo, con tutta probabilità saremmo giunti al referendum sull’entrata della Croazia nell’UE con un risultato scontato. In questo modo, il governo sloveno sarebbe stato messo con le spalle al muro, visto che in conformità alla legge sul referendum, i suoi risultati non avrebbero potuto essere modificati per un anno”, ha spiegato Pahor, aggiungendo di essere disposto ad incontrare il collega Ivo Sanader quanto prima.
Intanto, il vicepresidente del governo ceco Alexandar Volta, incaricato per le integrazioni europee, ha detto che nel corso della presidenza dell’Unione europea, la Repubblica ceca farà di tutto per "abrogare il veto" imposto dalla Slovenia.