TRIESTE – Il penultimo giorno de La Bancarella si è aperto con uno sguardo ai lavori e ai progetti portati avanti da Coordinamento Adriatico in collaborazione con l’Istituto Geografico Militare e le Università di Bologna, Udine, Siena e Fiume, importanti realtà collegate anche al Centro Europa-Balcani, al Gruppo Studi Storici e Sociali Historia di Pordenone e all’Università Popolare di Trieste.
In particolare Davide Rossi e Giorgio Federico Siboni hanno incentrato la loro relazione sulla natura della toponomastica, che deve il suo sviluppo e la sua permanenza alle intersecazioni della storia, del diritto e della geografia.
“La letteratura dentro: un popolo di 'scrittori'”, è invece è il titolo dell’intervento congiunto al quale hanno dato vita subito dopo Maurizio Tremul, presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana ed Elis Deghenghi Olujić, docente universitaria, entrambi membri di spicco della Comunità nazionale italiana di Slovenia e Croazia, come i tanti letterati che i protagonisti di questo incontro hanno avuto modo di presentare e ricordare in questa sede.
Entrambi hanno circoscritto le caratteristiche del tramandarsi di un patrimonio culturale che vuole essere ed è parte di una cultura italiana comune, solamente conquistata attraverso difficili battaglie politiche, ambientali e umane, ma anche in un contesto dove lo scambio e la collaborazione sono stati resi impliciti dalla convivenza tra istanze diverse ma, guardando al prossimo futuro europeo, comunitarie e interconnesse.
La mattinata si è conclusa con la Società di Studi Fiumani – Archivio Museo storico di Fiume e con la partecipazione di Amleto Ballerini, Presidente della Società, e Marino Micich, Direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume, i quali hanno presentato le opere recenti di questa associazione, soffermandosi sulle ragioni e sugli obiettivi che questa si pone nel portare avanti il proprio lavoro. Particolare importanza, secondo i due relatori, la rivestono due fattori: per prima cosa, viene ribadita la necessità di proseguire nella ricerca su fenomeni come le foibe, l’esodo e più in generale, insistendo sull’aspetto legato alle vittime perite dopo la Seconda guerra mondiale; non secondariamente, è stato evidenziato anche lo sforzo di mantenere la memoria, attraverso testimonianze, scritti o monumenti; oltre all’impossibilità oggettiva di arrivare facilmente ad una memoria veramente condivisa, la filosofia che sembra risiedere dietro alle finalità della Società degli Studi Fiumani si basa su una realtà dei fatti che vedrà presto i pochi testimoni di un’epoca scomparire, lasciando poche possibilità al dibattito, se non a qualche forma di verità statistica, sul passato più o meno tragicamente condiviso.
Ballarini ha infatti così concluso: “La memoria di per sè, si sa , non è obiettiva, ma è influenzata da emozioni che non possiamo rigettare o comandare. Aldilà delle divergenze sui punti di vista di chi la propone, finché ci sarà qualcuno interessato a questi argomenti, si salverà comunque la vitalità di un dibattito tra controparti. Quindi, la nostra opera fornisce una sorta di servizio civile, che compete agli esuli che per loro natura sono stati abituati all’incontro con il diverso e in senso più ampio, alla civiltà. Non facciamo, nel tempo che rimane, tutto questo isolandoci, ma cerchiamo di guardare ad un programma unificante, che ci coordini e ci completi”. (em)