di PIETRO COMELLI
La statua di monsignor Antonio Santin deve essere ancora progettata e costruita, ma negli ultimi anni ha trovato collocazione in diversi punti della città. Una sorta di pellegrinaggio, fra polemiche politiche e incomprensioni, da piazza Venezia al tempio mariano di Monte Grisa, da via di Cavana al piazzale davanti alla cattedrale di San Giusto, passando per piazza San Giovanni e, ultimo in ordine di apparizione, nello spazio lungo le Rive da ricavare fra il Salone degli Incanti e l’ex Magazzino Vini.
L’IMPEGNO. Ebbene sono siti ormai accantonati e da dimenticare perché la statua, parere della Soprintendenza permettendo, sarà realizzata in piazza Tommaseo. Precisamente nell’aiuola davanti all’omonimo caffè, fra Riva III novembre e via del Canal piccolo, a due passi dalla chiesa greco-orientale di San Nicolò. Ieri mattina il sindaco Roberto Dipiazza – che aveva assunto un impegno pubblico per ricordare il vescovo Santin, alla guida della diocesi di Trieste dal 1938 al 1975 – ha commissionato all’area Lavori pubblici dell’amministrazione comunale uno studio di fattibilità dell’opera. Questa volta, insomma, si fa sul serio.
IL SITO. «Il sindaco mi ha chiesto di studiare la collocazione della statua in termini progettuali», conferma Franco Bandelli, mettendo le mani avanti. All’assessore ai Lavori pubblici, infatti, spetta il compito di progettare la sistemazione della statua, mica la costruzione della stessa. Evitando così di pestare i piedi ai colleghi di giunta per concentrarsi sulla riqualificazione e pedonalizzazione di piazza della Borsa. Un progetto ormai in fase avanzata, da modificare con una variante, che chiama in causa non solo via Cassa di risparmio e il ponte sul Canal grande, ma anche via Einaudi e piazza Tommaseo.
L’ALTEZZA. Ecco che l’aiuola in questione rientra, di fatto, nel recupero del salotto buono della città. «L’idea di posizionare in quel sito la statua in ricordo di Santin – dice Bandelli – mi trova entusiasta. È un luogo centrale, che rappresenta la porta d’ingresso al centro cittadino, in un contesto totalmente riqualificato». La stessa aiuola dovrà essere rivista e probabilmente allargata per collocare una statua che, a quanto pare, avrà un’altezza rilevante. Non come gli 8 metri di Massimiliano d’Asburgo, che ha preso il posto proprio di Santin conquistando il sito originario di piazza Venezia, ma tra il basamento e la statua l’assessore Bandelli stima 5 metri. Un altro monumento imponente affacciato sul mare.
«Il sindaco sta mantenendo la promessa di ricordare la figura di Santin entro la fine del mandato. L’ubicazione centrale del nuovo sito – dice il consigliere regionale Bruno Marini (Pdl, ala forzista), uno dei fautori del monumento – mi pare adeguata a una figura che ha fatto la storia di questa città. Attendo di conoscere il progetto della statua, che dovrà avere delle dimensioni adeguate, ma le parole di Bandelli mi rassicurano».
LA FIGURA. Ecco che a colpi di monumenti la giunta Dipiazza – dopo aver accontentato la cultura mitteleuropea, con il ritorno di Massimimiliano al suo posto – adesso chiude il cerchio con il mondo degli esuli istriani. Profondamente attaccati alla figura di Santin, nativo di Rovigno, che è stato l’ultimo vescovo alla guida della diocesi di Trieste e Capodistria prima che l’Istria, Fiume la Dalmazia venissero cedute alla Jugoslavia. Pagine di storia tormentate che nel dopoguerra videro Santin al fianco degli esuli e a difesa dell’italianità di quelle terre. Recentemente proprio a Rovigno, davanti al nuovo clima politico, gli e stata dedicata una targa commemorativa apposta sulla sua casa natale.
I POLITICI. Adesso è arrivato il momento di dedicargli una statua a Trieste. Bocciata piazza Venezia – osteggiata dal centrosinistra e anche da An, che spingeva per il ritorno di Massimiliano – si era aperta la possibilità della riqualificata via di Cavana pedonale, proprio a due passi della Curia vescovile. Ma il sito avrebbe consentito al massimo di posizionare una statua ad altezza naturale, sul modello di Svevo, Joyce e Saba. Ipotesi non condivisa dall’ala cattolica di Forza Italia pronta a rilanciare, sempre con Marini, il sito di piazza San Giovanni. Una soluzione fattibile, non in tempi stretti, collegata al contestuale trasloco del monumento a Giuseppe Verdi nell’omonima piazza davanti al teatro lirico. Un trasloco di Verdi caldeggiato dal sovrintendente Giorgio Zanfagnin che, per ottenere il parere favorevole della Soprintendenza, si è affidato a uno studio tecnico. Ma sta ancora aspettando.
Scartati Monte Grisa e San Giusto – luoghi di culto e quindi idonei a ospitare la statua, però non presi in considerazione poiché distanti dal centro – il mese scorso si era fatta strada l’idea di Marini, sposata dal primo cittadino, di collocare il monumento in ricordo di monsignor Santin vicino a quella di Massimiliano. Precisamente a due passi da piazza Venezia, sul fronte mare, in un’area pedonale che il Comune intende ricavare fra il Salone degli Incanti e il futuro Magazzino Vini.
Un’altra soluzione alla fine scartata a causa degli interessi su uno spazio – in parte area demaniale di proprietà dell’Autorità portuale – destinato nei progetti del Comune a ospitare il progetto del Parco del mare dal Salone degli Incanti fino al terreno che un tempo ospitava l’ex piscina Bianchi. «Indubbiamente davanti all’ipotesi del Parco del mare lungo le Rive – spiega Bandelli – la statua di monsignor Santin difficilmente avrebbe trovato spazio. E poi mi sembra decisamente meglio piazza Tommaseo all’interno di un’area riqualificata che, se proprio deve dirlo tutta, un giorno potrà contare anche sulla riqualificazione di palazzo Carciotti».