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La Voce del Popolo – 090507 – Gli interventi dei dalmati a “La Bancarella”

TRIESTE – L’importanza degli spunti che il mondo dalmata ancora è in grado di offrire. Questo è stato il tema preponderante della mattinata conclusiva della Seconda edizione della Bancarella che ha visto la partecipazione di due grandi della Dalmazia come Franco Luxardo e Ottavio Missoni. L’incontro è stato sapientemente organizzato da Renzo de’ Vidovich il quale ha fortemente voluto questa giornata in onore proprio della dalmaticità in esilio e non.
Nello splendido spazio dell’ex Pescheria la mattina ha offerto molte emozioni in tutto il folto pubblico che ha potuto ascoltare le riflessioni personali dei due zaratini, personalità e carattere.
“No go capì perché i me ga ciamà” ha esordito Missoni nel suo voluto dialetto dando così all’evento un tono sicuramente più disteso e alle volte a dir poco esilarante “e perché vedo che qua se fa cultura e mi no la go. I ne vol distrugger i nostri ricordi e la nostra memoria. Sembra che Zagabria non voglia riconoscere certe tragedie, non voglia riconoscere la gloria dalmata, il conferimento della medaglia d’oro a Zara, la città martire dell’Adriatico. La gloria dalmata xè anche sua no capiso perché noi vol. I giuliani dalmati italiani i ga pagà un prezo che nisun altro italian ga pagà e i nostri amici in giro pel mondo i ga fato veder cosa vol dir esser dalmata, cosa vol dir esportar i profumi, i colori e far saver cosa xè veramente el Regno de Dalmazia”.
Renzo dè Vidovich ha parlato con toni distesi del concetto della dalmaticità, di cosa voglia dire esser parte integrante di quel mondo passando poi la parola all’altro rappresentante della sponda orientale dell’Adriatico, sindaco effettivo del libero comune in esilio, Franco Luxardo.
“Ho voluto partecipare a questo evento della Bancarella anche per portare la testimonianza scritta che abbiamo voluto produrre con il volume ‘E vennero dal cielo Zara 1943- 1944’ e che si carica di significato per via della metodologia con cui è seguita, la traduzione in tre lingue che abbiamo desiderato e perché s’inserisce all’interno della nostra grande pubblicazione. Zara era il capoluogo della più piccola provincia d’Italia. L’8 settembre ‘43 viene occupata dai tedeschi e qui dall’ottobre del 1943 fino al novembre del 1944 saranno scaricati enormi quantitativi di bombe da parte angloamericana” ha ricordato Luxardo dimostrando una forte preparazione sull’argomento e sul modo di affrontare il momento storico.
“In un anno, Zara viene bombardata 53 volte. L’80 per cento della città viene distrutto, importanti opere d’arte, la cattedrale. Nel libro c’è anche una mappa delle distruzioni, il conto dei morti sale a 2000 persone circa, quasi il 9-10 per cento della popolazione residente. Zara è a tutti gli effetti quindi il capoluogo di provincia più colpito di tutta Italia dalla guerra durante il ‘900. Il primo esodo di zaratini va verso Trieste, a bordo di barche a motore, vela, remi, solo via mare. Il 31 ottobre ‘44 i partigiani entrano in città e buona parte della popolazione resta bloccata fino al 1948, un anno dopo il trattato di pace di Parigi”.
“Abbiamo il dovere di ricordare queste tragedie, senza strumentalizzarle, senza far in modo che parti politiche facciano di questo propaganda o strumenti di partito. Oggi, a Zara, di popolazione autoctona ne è rimasta poca. 2000, 3000 persone che si sentono realmente zaratini, come d’altronde noi”.
La mattinata si è conclusa con la bellissima interpretazione di Maurizio Soldà, il quale ha letto dei passi del libro di Enzo Bettiza.

Nicolò Giraldi

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